RELAZIONE TECNICA
PRIMA TAPPA: Da Villabassa-Niederdorf al Rifugio Vallandro-Dürrensteinhütte
Dati indicativi
Dislivello: in salita 1500m; in discesa 620m
Lunghezza: circa 17 chilometri
Tempo netto: ore 8
Sentiero: n. 27, 15, 16, 33, 40, 37, SS 51
Difficoltà: EE
L’Alta Via n. 3 inizia a Villabassa-Niederdorf in Val Pusterìa, 1153 m, raggiungibile in auto per la Statale 49 delle Dolomiti o in ferrovia sulla linea da e per San Candido-Innichen.
Dal paese si seguono le viuzze verso sud est, si passa la ferrovia e ci si inoltra sulla strada detta della Maistattweg, segnata con il n. 27, che è diretta ai Bagni di Maia-Bad Maistatt. Giunti al ponte sul Rio Grau-Graubach, 1214 m, si lascia sulla sinistra (est) la Maistattweg e si continua sulla stradina verso sud, segnata col n. 15, che va a salire la boscosa Putzgraben lungo il (torrente) Graubach e che, a quota 1362 m, si sdoppia; un ramo sale sulla destra orografica, l’altro sulla sinistra e si ricongiungono ai 1743 m della Malga Pozzo-Putzalm (piccolo ricovero di fortuna; acqua nei pressi). La segnaletica è sulla strada che sale la costa orientale del rio (destra or.), che è anche un po’ più breve.
Ore 2 da Villabassa-Niederdorf.
Vicino alla malga c’è un bivio. Si prende a est, sul sentiero n. 16, e presto si giunge al Passo Suis-Suisriedl, 2013 m, bella sella di pascolo sotto al Monte Sèrla-Sarlkofel.
Subito prima del passo si incontra il sentiero n. 33 che va a sud ovest, lo si segue e si sale sotto le rocce del Sèrla per terreno dirupato fino a toccare la panoramicissima Forcella Sèrla-Sarlsattel, 2229 m, situata fra il Monte Sèrla-Sarlkofel e il Monte Lungo-Lungkofel
Ore 1 da Malga Pozzo-Putzalm.
Ore 3 da Villabassa-Niederdorf.
Ora si scende a meridione e si procede comodamente fino al Passo Sèrla-Sarlriedl, 2099 m, quindi si sale a raggiungere la Forcella Flòdighe-Flodige Sattel, 2163 m, posta fra le rocce della Punta di Sèrla-Sarlkopf a ovest e le balze del Monte Casamuzza-Kasamuz a est.
Qui si lascia il sentiero n. 33 (che scende a sud est alla Statale 51) e si segue a sud ovest un sentiero ben segnato, ma non numerato, che traversa alla vicina Forcella Vallettìna, 2171 m (sulla carta è segnata solo la quota), dalla quale, tranquillamente pianeggiando e infine salendo zigzagando, si va alla modesta insellatura di Forcella della Chiesa- Kirchler Scharte, 2280 metri.
Il sentiero continua sotto le rocce fino ad aggirare uno sperone roccioso per poi calarsi di circa 200 metri di dislivello e risalirne altrettanti sull’opposto versante. Ora il percorso diventa più agevole e, prima con moderati saliscendi, poi con costante tranquilla discesa sulle pendici occidentali del Picco di Vallandro, giunge all’Albergo Prato Piazza-Gasthof Plätzwiese, 1991 m, e al vicino Albergo Croda Rossa-Hotel Hohe Gaisl, sulla strada che sale da Bràies Vecchia; in entrambi i locali vi è ottima possibilità di ristoro e di pernottamento.
Percorrendo la strada per circa 2 chilometri a sud est (bella visione sulla Croda Rossa d’Ampezzo, sul Gruppo del Cristallo e sulle Dolomiti del Cadore) si giunge al Rifugio Vallandro-Dürrensteinhütte, 2040 m, che sorge presso l’imponente fortilizio austriaco della prima guerra mondiale, detto Forte Vallandro.
Il Rifugio Vallandro, grazioso ambiente di proprietà privata, è aperto tutto l’anno e fa servizio d’alberghetto con 32 posti letto; cucina tipica pusterese; illuminazione da rete; acqua calda e docce; servizi igienici all’interno; camere riscaldate quando necessario; prenotazione obbligatoria per gruppi numerosi; telefono rifugio .
SECONDA TAPPA: Dal Rifugio Vallandro al Rifugio Vandelli
Dati indicativi
Dislivello a piedi: in salita 370m; in discesa 980m
Dislivello su strada: in salita 510m; in discesa 110m
Lunghezza: circa 12 chilometri su sentiero, più di 15 chilometri su strada
Tempo netto: ore 5 (più il tempo per i 15 chilometri su strada con auto)
Sentiero: n. 34, SS 48b e 48, 215
Difficoltà: EE, breve EEA
Dal Rifugio Vallandro-Dürrensteinhütte si sale per la stradina militare austriaca segnata con il n. 34, oppure per la scorciatoia con lo stesso numero, in poco più di mezz’ora, fino all’ampia Sella di Monte Specie-Strudelkopfsattel, 2200 m, dove termina la stradina. La sella è aperta fra la dorsale meridionale del Picco di Vallandro ed il Monte Specie.
Dalla sella si scende a nord per la buona mulattiera segnata col n. 34 entro la Val Chiara-Helltal. A quota 1950 m circa si traversa a est, in moderata discesa, le pendici nord del Monte Specie, quindi, con qualche passaggio esposto, ma agevolato da corde metalliche e ponticelli di legno, si giunge a una galleria di guerra. Oltre questa il sentiero scende diagonalmente, zigzagando fra i mughi, con suggestive vedute sul Gruppo dei Róndoi-Barànci, sulle Tre Cime di Lavaredo e sul Monte Piana. Quindi il sentiero, ormai in basso, traversa verso sud raccordandosi alla Statale 51 d’Alemagna presso l’Hotel Cime di Lavaredo-Hotel Drei Zinnenblick, 1406 m, che sorge allo sbocco della Val Rinbón-Schwarzeriental, nel punto in cui le Tre Cime di Lavaredo si vedono svettare superbe sopra l’aspro solco della valle come in un quadro di Compton.
Ore 3 dal Rifugio Vallandro.
L’Hotel Cime di Lavaredo, di proprietà privata, è aperto tutto l’anno con servizio di ristorante; offre 70 posti letto; cucina tipica; acqua calda, docce, sauna, bagno turco, solarium, camere riscaldate; telefono .
Per portarsi a Carbonìn il percorso più breve, meno di 3 chilometri, è quello che risale dolcemente il fondovalle lungo la Statale 51 diretta a sud. Ma anche, più piacevolmente perché fuori dal traffico diretto, sul vecchio tracciato ferroviario del trenino delle Dolomiti (ora pista ciclabile).
Lungo tutto il percorso si ha la spettacolare visione del Gruppo del Cristallo e, passando per la Capanna Flora Alpina-Alpenflora (ristoro), anche sull’incantevole Lago di Landro.
Poco oltre l’innesto della Statale 48b nella Statale 51, si trova Carbonìn-Schluderbach, 1438 metri.
Ore 4 circa dal Rifugio Vallandro.
A Carbonìn sorge il ciclopico Residence Ploner che affitta monolocali per un minimo di tre giorni in bassa stagione e cinque giorni in alta, quindi senza possibilità di vitto e alloggio per una sola notte come era nel passato, ai tempi dell’edizione della guida di Brovelli-Tolot; telefono .
Pertanto, a meno che non si decida di pernottare nell’ottimo Hotel Cime di Lavaredo, bisogna proseguire decisi per il Rifugio Vandelli poiché neppure al Passo Tre Croci è facile trovare una sistemazione “escursionistica”.
La cosa più conveniente da fare per evitare di marciare immersi nel traffico per 15 chilometri (dall’Hotel Cime di Lavaredo) o 12 chilometri (da Carbonìn), è prendere un taxi o un altro mezzo che dall’Hotel Tre Cime di Lavaredo o da Carbonìn porti a Misurìna, 1756 m (dove ci sono ampie possibilità di ristoro e pernottamento) e quindi al Passo Tre Croci (ristoro), 1808 metri.
In questo modo resterà il tempo per raggiungere in giornata, dopo splendida traversata, la calma solennità del Rifugio Vandelli (che dista solo 2 ore a piedi dal Tre Croci) e guadagnare un giorno sulla tabella di marcia.
Si tenga solo presente che, con questa scelta, non si attraverserà il Gruppo del Cristallo (possibile con la Variante 2).
Poco a sud est del Passo Tre Croci si prende il sentiero n. 215, si attraversa un prato e si entra nel bosco camminando a lungo sulle pendici nord orientali delle Cime di Marcuòira. Ritornati verso sud si supera una breve rampa rocciosa con l’aiuto di scalette metalliche, si prosegue su banche coperte di mughi e si passa su una cengia un po’ esposta, ma protetta da corrimano metallici.
Infine salendo modestamente si perviene all’idilliaco luogo ove sorge il Rifugio “Alfonso Vandelli”, 1928 m, a due passi dal turchino e incantevole Laghetto del Sorapìss.
Ore 2 dal Passo Tre Croci.
Ore 5 dal Rifugio Vallandro (più 15 chilometri su strada in automezzo; circa ore 9 se fatto tutto a piedi).
Il Rifugio Vandelli, dove è bello passare una notte, è di proprietà della Sezione di Venezia del CAI, costruito nel 1891 e ristrutturato nel 1966 nei pressi del fiabesco Laghetto del Sorapìss. Aperto dal 20 giugno al 20 settembre, fa servizio d’alberghetto con 60 posti letto più 7 nel locale invernale; illuminazione con gruppo elettrogeno; acqua all’interno; servizi interni con acqua calda e doccia; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .
Variante 1: Dal Rifugio Vallandro al Rifugio Vandelli per la Val di Specie, Carbonìn, Statali 48b e 48 per Misurìna e Passo Tre Croci
L’altopiano di Pratopiazza, e quindi il Rifugio Vallandro, è collegato a Carbonìn da una stradina e da un buon sentiero segnato con il n. 37 che taglia qua e là la strada con molte scorciatoie; è il raccordo più breve e rapido per raggiungere il fondo valle, anche se piuttosto monotono e con scarse soddisfazioni ambientali.
Ore 1,30 dal Rifugio Vallandro.
Poi da Carbonìn in 12 chilometri con automezzo si raggiunge il Passo Tre Croci e da qui il Rifugio Vandelli come da Seconda tappa.
Ore 3,30 a piedi, più 12 chilometri in automezzo.
Circa ore 7 se fatto tutto a piedi.
Variante 2: Dalla Val di Landro al Passo Tre Croci per la Val Popéna e al Rifugio Vandelli
Il percorso originario dell’Alta Via n. 3 prevedeva la risalita della Val Popéna Bassa e della Val Popéna Alta dopo aver pernottato a Carbonìn (cosa che ora non è più possibile), con discesa nell’opposto versante fino al Passo Tre Croci, quindi dopo aver traversato da nord a sud le propaggini orientali del Gruppo del Cristallo.
Dalla Val di Landro, cioè dall’Hotel Cime di Lavaredo o da Carbonìn, si raggiunge il bivio dove si stacca a sud est la Statale 48b che si segue per poco più di un chilometro fino al Ponte della Marogna, 1476 m, da dove si scende sul greto del Rio Val Fonda. Qui si prende il sentiero che sale piuttosto ripidamente sulla costa e si inoltra nel bosco in direzione sud est. Attraversati due valloncelli ci si riporta sulla strada Carbonìn-Misurìna all’altezza del Ponte Val Popéna Alta (o Àuta) a quota 1659 metri.
Dal Ponte della Marogna si può giungere fin qui anche seguendo, per circa tre chilometri, la Statale 48b.
Dal Ponte Val Popèna Alta si prende la mulattiera segnata con il n. 222 che va a sud lungo il Rio Popéna e risale tutta la Val Popéna Alta fino alla Forcella di Popéna, 2214 m, larga insellatura fra il Corno d’Angolo e le Pale di Misurìna.
Vastissimo panorama sul Sorapìss, l’Antelao, le Marmaròle, sulle Tre Cime di Lavaredo e, a nord, sulle Dolomiti di Sesto. Sulla forcella si vedono i ruderi del Rifugio Popéna distrutto da incendio.
Scavalcata la forcella si scende a sud per ripido valloncello, alla fine del quale si piega decisamente a destra (ovest) in traversata. Quindi si entra nell’impluvio del Rio Rudavòi che si segue fino a scendere a quota 1710 m circa sulla Statale 48 che proviene da Misurìna ed è diretta al Passo Tre Croci.
Seguendo a ovest la Statale per circa un chilometro e mezzo si arriva al Passo Tre Croci, 1808 m; bar, ristorante.
Ore 5 da Carbonìn; circa ore 6 dall’Hotel Cime di Lavaredo.
Dal Passo Tre Croci al Rifugio Vandelli come da Seconda tappa.
Ore 7 da Carbonìn; circa ore 8 dall’Hotel Cime di Lavaredo.
TERZA TAPPA: Dal Rifugio Vandelli a San Vito di Cadore
Dati indicativi
Dislivello: in salita 600m, in discesa 1505m
Lunghezza: circa 18 chilometri
Tempo netto: ore 7
Sentiero: n. 215, 216, 223, 214, 426
Difficoltà: EE, breve EEA
Dal Rifugio Vandelli si segue per poco il sentiero 215 (per cui si è giunti) fino al bivio di quota 1888 m, da dove si vira decisi a sinistra (ovest) sul sentiero n. 216 che sale deciso a nord con serpentine verso la spalla orientale delle Cime Ciadìn del Lòudo. Giunti sulle rocce si scende per la costa a prendere una cengia abbastanza esposta (corde metalliche) che immette nel romantico ciadìn (catino montano) coperto da detriti e ghiaie.
Poco oltre la cengia si lascia il sentiero n. 216 e si prende a sinistra (ovest) il n. 223 che sale in, direzione prima, e raggiunge poi, un tratto agevolato da corde fisse e la Forcella Ciadìn del Lòudo, 2378 m, sotto le rocce della cima omonima occidentale.
Siamo sul punto più alto dell’Alta Via n. 3.
Oltre la forcella si prosegue a sud ovest, alti sotto le rocce di Ra Zésta (La Cesta) e, dopo aver attraversato varie coste e alcuni ghiaioni, si giunge alla Forcella Falòria, 2309 m, con vasto panorama sulle Dolomiti Ampezzane.
Ora il sentiero n. 223 sale a destra (nord ovest; mentre il n. 215 va a sud) e segue la crestina rocciosa del Monte Ciasadiò che percorre tutta.
Passate le stazioni superiori delle seggiovie del Falòria, si scende in breve al Rifugio Tondi, 2327 metri.
Il Rifugio Tondi, di proprietà privata, offre 8 posti letto e servizio d’alberghetto con cucina tipica; luce elettrica da linea; acqua calda e doccia; telefono rifugio .
Dal Rifugio Tondi si continua a ovest fino al bivio in una insellatura presso l’arrivo di un impianto di risalita, dove si prende a sinistra (sud ovest) il sentiero n. 214 che con ampia curva si riporta subito a sud est in Val Orita. Raggiunto il vallone si scende per il suo fondo fin poco sotto una strettoia dove il sentiero piega nettamente a destra (ovest) e conduce a scavalcare una costa ripida e molto panoramica sulle montagne della Val del Bòite (Antelao, Pelmo, Croda da Lago, Tofàne).
Ora si entra nel bosco e si scende fino ad incontrare una stradicciola che porta a Zuèl, 1170 m circa, frazione di Cortina d’Ampezzo, dove si può prendere l’autobus per San Vito di Cadore.
Da Zuèl, se si decide di proseguire a piedi, conviene portarsi alla frazione di Socòl lungo la strada del trampolino olimpico, poi giù fino al torrente Bòite, oltre il quale si entra nella stradina con segnavia n. 426 che corre quasi sempre nel bosco in prossimità della sponda destra del torrente. Bella veduta sulla Croda Marcòra.
Dopo circa 5 chilometri di comoda e remunerativa passeggiata si giunge al Ponte Geralba, 997 m, presso San Floreano. Si sale per l’opposto versante e, dopo altri 2 chilometri circa, si entra in San Vito di Cadore, 1011 m, dove termina la Terza tappa.
Ore 7 dal Rifugio Vandelli.
San Vito di Cadore è una importante stazione di villeggiatura estiva ed invernale, in stupenda posizione panoramica, poco distante da Cortina d’Ampezzo. Ottimo punto di partenza per passeggiate ed escursioni al Pelmo, Antelao, Sorapìss, Marmaròle. Suggestivo il laghetto alpino immerso nel verde.
Da vedere la Chiesa parrocchiale del 1764, la Chiesetta della Madonna della Difesa del 1512-1516 e il Museo delle Tradizioni Popolari. Tennis, mountain bike, pattinaggio. Banca. Farmacia. Negozi d’ogni tipo. Alberghi da una a quattro stelle. Pensioni. Per essere ospitati in case private informarsi presso l’Ufficio Turistico in via Nazionale, 9; telefono .
Variante 3: Dal Rifugio Vandelli a San Vito di Cadore per il Percorso Alpinistico Attrezzato “Francesco Berti”
E’ un itinerario alpinistico con tratti molto esposti e parzialmente attrezzati; indicato per escursionisti esperti e con adeguata attrezzatura. Un po’ più breve della tappa originale, ma assai più impegnativo. Delicata la prima parte della discesa per il canale.
Dal Rifugio Vandelli si costeggia il lago seguendo a sud ovest il segnavia 215 e poi si sale verso i Tonde de Sorapìss. Circa 300 metri prima della insellatura non transitabile che sta fra la Punta Negra e la Fopa de Matìa, chiamata Forcella (o Valico) sóra la Cengia del Banco, il sentiero, ora segnato con il n. 242, va a sinistra ad imboccare un canale roccioso che porta sulla Cengia del Banco vera e propria.
Questa, sempre molto esposta e con pericolo di caduta sassi in un paio di tratti, attraversa - leggermente scendendo - tutta la sezione occidentale della Fópa de Matìa-Sorapìss e conduce sulla grande terrazza detritica che sta a sud ovest della Croda Marcòra.
Il sentiero, che qui prende il nome di Percorso alpinistico attrezzato “Francesco Berti”, traversa tutta la banca panoramica e pensile fino ad aggirarne lo spigolone meridionale da dove scende per un ripido canale con corde fisse e scale metalliche. Difficoltà EE e EEA.
Nel fondo del canale molto detritico e un po’ impressionante, si incontrano le tracce del sentiero n. 241 che sale da Dogana Vecchia-San Vito di Cadore.
Questo è uno dei punti più pericolosi per le scariche di sassi; consigliabile l’uso del casco.
Lasciato il percorso alpinistico che sale abbastanza impegnativo fino al Bivacco Slataper, si scende a sud per le ghiaie semoventi, quindi si traversa sopra le banche rocciose a ovest e, a quota 1986 m circa, si divalla decisi fino a Dogana Vecchia, 1117 m, sulla Statale 51, a circa 7 chilometri a nord ovest di San Vito di Cadore, 1011 m, che si raggiunge lungo la Statale stessa.
Circa ore 5 dal Rifugio Vandelli.
QUARTA TAPPA: Da San Vito di Cadore al Rifugio Venezia
Dati indicativi
Dislivello: in salita 990m, in discesa 55m
Lunghezza: circa 10 chilometri
Tempo netto: ore 3,30
Sentiero: n. 470
Difficoltà: E
Da qui l’Alta Via conduce nel cuore del Pelmo, 3168 m, il gigante cadorino, uno dei colossi dolomitici più conosciuti e celebrati.
La seguente è una tappa di semplice trasferta.
Da San Vito di Cadore si scende un po’ ad attraversare il torrente Bòite al Ponte di Sèrdes, quindi si sale per la stradina con segnavia n. 470 a transitare sul ponte dei Ciampeòi sul Ru de Orsolìna a 1029 metri.
Da qui, con direzione ovest, si sale seguendo una scorciatoia che riporta sulla stradina poco prima della Grotta della Madonna.
Al bivio di quota 1204 m, si ritorna a sud est per 300 metri, quindi si sale a costeggiare il Ru Tiera prima e poi per la valle del Ru Pian da Madiér fino a giungere al Rifugio Venezia “Alba Maria De Luca”, 1946 metri.
Ore 3,30 da San Vito di Cadore.
Il Rifugio Venezia, costruito nel 1892 e ristrutturato nel 1954, è di proprietà della Sezione di Venezia del CAI. Aperto dal 20 giugno al 20 settembre, fa servizio d’alberghetto con 76 posti letto e 9 posti nel locale invernale; acqua all’interno, illuminazione con gruppo elettrogeno; servizi interni con doccia e acqua calda; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio (gestore ).
QUINTA TAPPA: Dal Rifugio Venezia al Rifugio Reamuro-Forcella Cibiàna
Dati indicativi
Dislivello: in salita 500m; in discesa 900m
Lunghezza: circa 15 chilometri
Tempo netto: ore 6
Sentiero: n. 471, 475, 493, 456, 494, 478, ,479
Difficoltà: EE
Dal Rifugio Venezia in pochi minuti si raggiunge con il sentiero n. 471 l’ampia sella pascoliva del Passo di Rutorto, 1931 m, valico fra la Val del Bòite e la Val di Zoldo. Di qui l’itinerario, segnato con il n. 475, conduce ad incontrare un buon sentiero (non numerato sulla carta) che va ad aggirare a nord il Penna (Pena sulla carta) e poi a costeggiarlo sul versante orientale fino a raggiungere l’insellatura prativa della Forcella Colonèl de la Stanga, 1860 metri. Da qui fiancheggia la dorsale verso sud est, incontra un bivio, segue per un po’ il n. 493 a est e, da un altro bivio a quota 1646 m, va deciso a sud verso il laghetto o meglio, il Palù del Sèrla, 1627 m, dove il sentiero (non numerato sulla carta) si ricongiunge, a quota 1584 m, alla stradina proveniente da Zoppè di Cadore.
Seguendo la stradina a est si giunge alla Forcella Ciandolàda, 1565 m, poi, sempre sulla stradina che ora va a sud sul sentiero n. 456, si giunge al vicino Rifugio “Gianpietro Talamini”, 1582 m, aperto d’estate con possibilità di ristoro e pernottamento.
Ore 3 circa dal Rifugio Venezia.
Dal rifugio il sentiero n. 494 attraversa lungamente le pendici settentrionali del Col Duro (Dur) entrando nell’Anello Zoldano, poi risale alla bella insellatura prativa della Forcella di Val Inferna, 1748 m, dove, in caso di necessità (maltempo o altro) si può scendere direttamente a sud est per la mulattiera militare segnata col n. 494 fino alla Statale 347 nei pressi dei Quattro Tabià, 1475 m, cioè 1 chilometro sotto e a ovest della Forcella Cibiàna.
Dalla Forcella di Val Inferna si prosegue a est sul sentiero n. 478 (Anello Zoldano) che sale per il Monte Pera e raggiunge, dopo una discesa e una lunga traversata, la Forcella Déona (o de Rite), 2053 m, dove incontra la rotabile che sale dalla Forcella Cibiàna.
Seguendo la rotabile verso sinistra (est), che porta la segnaletica n. 479, si raggiunge in breve la cima del Monte Rite, 2183 m, dal quale si gode di un panorama eccezionalmente vasto sulla Val del Piave, del Bòite e di Zoldo.
Ore 2 dal Rifugio Talamini.
Ore 5 dal Rifugio Venezia.
Sulla cima del Monte Rite, sul luogo delle fortificazioni costruite nella Prima Guerra e parzialmente restaurate, sorge ora il Museo nelle Nuvole (Messner Mountain Museum) portato a conclusione con i contributi della Comunità Europea e della Regione Veneto. Merita una visita.
Un servizio di navetta collega il Museo e l’annesso rifugio con Forcella Cibiana.
Presso il Museo c’è il Rifugio Dolomites di proprietà privata, aperto da fine maggio alle prime nevi con servizio di alberghetto e 40 posti letto con lenzuola e piumini; cucina tipica; servizi con acqua calda; bagno in tutte le camere; riscaldamento; Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .
Potrebbe essere allettante chiudere qui la Quinta tappa. Si avrebbe l’opportunità di visitare con calma il Museo e di godere, condizioni meteo permettendo, di un tramonto e di un’alba che non hanno uguali e che resteranno nella memoria. Considerata la brevità della tappa seguente, ciò è possibile e auspicabile.
Per raggiungere la sottostante Forcella Cibiana si può usufruire del servizio navetta, oppure scendere a piedi sulla strada militare, segnata col n. 479, e i suoi sette strettissimi tornanti fino alla Forcella Cibiàna, 1530 metri.
La forcella è situata in un incantevole paesaggio di prati e di boschi disseminato di piccole baite di legno.
Nei pressi sorge il Rifugio Remauro, 1536 m; di proprietà privata, offre servizio di alberghetto con 34 posti letto, lenzuola e piumino; cucina tipica; aperto dal primo giugno per tutto l’anno fino al 15 marzo seguente; luce elettrica da rete; acqua calda e camere con bagno; Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .
SESTA TAPPA: Dal Rifugio Remauro-Forcella Cibiàna al Rifugio Casèra di Bosconero
Dati indicativi
Dislivello: in salita 460m, in discesa 540m
Lunghezza: circa 6 chilometri
Tempo netto: ore 3,30
Sentiero: n. 483, 485
Difficoltà: EE
Dal Rifugio Remauro e dalla Forcella Cibiana, 1530 m, una stradina porta a sud, segnata col n. 483 (Anello Zoldano), e traversa un luogo di verdi fiabeschi coperti qua e là da piccole costruzioni rurali, quindi sale moderatamente fino a passare presso la Casèra Copàda, 1692 m, se del caso raggiungibile in breve.
A quota 1873 m, in zona Pian d’Angiàs, c’è un crocicchio importante. Il sentiero n. 483, che abbiamo seguito fin qui, se ne va a sinistra (est) verso il Sassolungo di Cibiàna; il n. 485 prosegue a destra (sud ovest) verso il Bivacco Baita Darè Copàda e oltre, mentre verso sud est si dipartono i sentieri n. 482 e 485, abbinati fino alla località Al Crònf, 1789 m, ben oltre la Forcella de le Ciavazòle e sotto la Cima Nord dei Sforniòi.
Dal crocicchio si sale a sud est seguendo il segnavia congiunto n. 485-482, raggiungendo ben presto la Forcella de le Ciavazòle, 1994 m, bella porta che inquadra le crode di Bosconero a sud e i bei prati verdissimi a nord.
Ore 1,30 da Forcella Cibiàna.
Ora bisogna scendere per l’opposto versante lungo il ripido canale ghiaioso, detto La Grava, fino all’ampia testata della Val Bosconero, sulle pendici degli Sforniòi.
Qui conviene lasciare il sentiero n. 482 (che prosegue a sud, alla base delle pareti occidentali e poi sale alla Forcella della Toanèlla) e prendere a destra (sud est) il n. 485 che divalla per il macereto e poi nel bosco fino a giungere al Rifugio Casèra di Bosconero, 1457 m, dominato dal Sasso di Bosconero.
Ore 3,30 dal Rifugio Remauro-Forcella Cibiàna.
Il Rifugio Casèra di Bosconero, ricostruito nel 1983 sui ruderi del vecchio complesso rurale adibito ad alpeggio e ampliato nel 1995, è di proprietà della Sezione Val di Zoldo del CAI e sorge nell’alta Val Bosconero, nel cuore del grandioso anfiteatro di superbe crode dai nomi romantici: Sforniòi, Sasso di Bosconero, Sasso di Toanèlla, Rocchetta Alta, Rocchetta Bassa.
Aperto dal 20 giugno al 20 settembre, offre servizio di alberghetto con 28 posti letto e 4 nel locale invernale; acqua all’interno; energia elettrica; servizi igienici interno-esterno con acqua calda e doccia; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .
SETTIMA TAPPA: Dal Rifugio Casèra di Bosconero al Bivacco Tovanella per il Viàz de le Pónte
Dati indicativi
Dislivello: in salita 1040m, in discesa 820m
Lunghezza: circa 8 chilometri
Tempo netto: ore 5
Sentiero: n. 490, 482
Difficoltà: EE e tratto di EEA
Questo è il tratto più affascinante dell’intera Alta Via n. 3 perché si svolge in un ambiente non eccessivamente alto di quota ma grandemente austero e selvaggio, a cavallo fra la Val di Piave e quella del Maè (chiamati anche Canali, nome che dà l’idea della formazione simile a grandi canyons).
Sulla grande cresta seghettata, che da nord a sud segue proprio l’andare dei due fiumi, serpeggia il bellissimo itinerario detto Viàz de le Pónte dove gli antichi cacciatori rincorrevano il camoscio stanato dai recessi della sottostante Val Tovanella, oggi Riserva Naturale Orientata.
Considerato che al Bivacco Tovanella non si troverà nulla, e nulla si troverà fino a Longarone, sarà bene fare scorta di viveri e acqua per due giorni.
Dal Rifugio Casèra di Bosconero si imbocca nel boschetto il sentiero n. 490 che subito sale in direzione sud est a imboccare il ripido canalone che si stacca dalla Val Toanèlla.
Si affronta dunque il canalone ghiaioso, profondamente segnato fra il Sasso di Bosconero e il superbo Sasso di Toanèlla e faticosamente, a zigzag, ci si eleva fino a toccare la stretta Forcella de la Toanèlla, 2150 m, profondamente incisa fra i colossi.
Da qui si scende dapprima in Val Tovanella (attenzione ai segni; non scendere troppo nell’inferno vegetale e pericoloso della valle), quindi ci si porta a destra sulla cresta spartiacque fra Val di Piave e la Val o Canal del Maè.
Ora si va sempre verso sud, sul Viàz de le Pónte, bellissimo itinerario di caccia che passa la Spionèra (luogo per la posta al camoscio) che, oltre il Col de la Busa, conduce alla Forcella del Viàz de le Pónte, 1909 m, dalla quale si scende a ovest per un canale roccioso, attrezzato con buone catene metalliche fisse.
Dalla base del canale si costeggia a lungo verso sud, stando sulla quota di 1800-1850 metri circa, il piede delle rocce delle Rocchette de la Serra, al margine superiore del sottostante Vant (o Gaf) de la Serra che si sprofonda selvaggio a ovest.
Si continua per i pendii detritici che si stendono a occidente della Cima Alta de la Nisia, della Madonna e dello Spiz del Vant de la Serra, sempre stando, più o meno alti, nei pressi della cresta. Una cengia detritica, ma sicura perché attrezzata, costringe ad un passo “del gatto”, cioè carponi. Poco oltre si incontra una placca senza attrezzatura fissa, un po’ impegnativa, ma con due chiodi per eventuale assicurazione.
Si sale ora alla Porta de la Serra, 2050 m, suggestivo, piccolo, vero e proprio intaglio fra le rocce, largo appena un metro; una vera porta fra due grandi valli, dove soffia il vento dall’una o dall’altra parte.
Subito oltre la “porta”, in una specie di corridoio roccioso, si scorgono su una paretina due bellissimi medaglioni in bronzo che raffigurano Mario Brovelli e Bruno Tolot, artefici e co-realizzatori dell’Alta Via n. 3.
Un posto migliore per ricordare i due fantasiosi artefici di questa e di altre Alte Vie non si poteva davvero trovare.
Ora si scende a sud, sempre sul sentiero n. 482, per il magro pendio di erbe raggiungendo il pascolo del Teàz de Laresèi, 1834 m, vecchia casèra in rovina dove resistono solo i miseri muri e dove alcune lamiere formano uno spartano ricovero per cacciatori.
Raggiunto e passato il pianoro di pascolo seguendo le tracce nell’erba, si entra in una buona mulattiera che porta ben presto al sottostante e visibile Bivacco “Osvaldo Tovanella” a Casèra Pezzèi, 1688 m, struttura sospesa sul ripiano di un vallone imbutiforme che affluisce nel Canale del Maè.
Ore 5 dal Rifugio Casèra di Bosconero.
Il Bivacco Tovanella, di proprietà della Sezione di Longarone del CAI, è stato ricavato dalla vecchia struttura pastorale di Casèra Pezzèi ristrutturata nel 1975 e oggi offre alla zona, altamente suggestiva e solitaria, un punto d’appoggio di grande rilevanza anche se assai spartano.
Sempre aperto e incustodito, ha 8 posti in branda nel sottotetto raggiungibile dall’esterno, senza materassi, poche coperte; stufa a legna caminetto (mal funzionanti); senza stoviglie; acqua di cisterna davanti al bivacco (ma probabilmente non è potabile); telefono della Sezione CAI di Longarone .
Il posto dove sorge il Bivacco Tovanella è molto bello perché fuori da tutto, ma se qualcuno proprio non se la sente di bivaccare qui, passando una serata e una nottata che prevede avventurosa e priva di comodità, dovrà solo rassegnarsi a scendere almeno fino a Podenzòi, meglio se a Longarone, così guadagnando un giorno sulla tabella di marcia e godendo delle comodità offerte dalla civiltà dei consumi.
Ma soprattutto godrà dell’ottimo prodotto per cui Longarone è considerata una capitale mondiale di qualità: il gelato.
Tenga solo presente che ci vorranno ancora 2-3 ore di marcia. Ma, tranne un po’ all’inizio, sono tutte in (lunga) discesa per comoda mulattiera.
OTTAVA TAPPA: Dal Bivacco Tovanella a Longarone in Val di Piave
Dati indicativi
Dislivello: in salita 150m, in discesa 1030m a Podenzòi, 1365m a Longarone
Lunghezza: circa 10 chilometri fino a Longarone
Tempo netto: ore 3
Sentiero: n. 482
Difficoltà: E e T
Dal Bivacco Tovanella si prende la mulattiera segnata con il n. 482 che si dirige a sud, quasi subito salendo un po’ nel bosco magro fino a raggiungere una insellatura sulla Costa del Dòu a 1840 m di quota.
Ora, da qui, le salite sono veramente terminate.
Dalla sella si traversa a est, passando nei pressi della Casèra Colón, 1746 m, da dove ci si dirige a sud est.
A quota 1500 m circa il sentiero riprende verso est e tocca il fondo di una vallecola dove a volte c’è dell’acqua (sorgente più in alto). Poi scende definitivamente a sud est, passa il Col da Luni, 1383 m, e il Pian da Costa.
Poco prima del Col da Lol, a quota 1144 m, si stacca a sinistra (nord est) una ottima mulattiera che conduce direttamente e facilmente a Podenzòi passando per la Casèra Casin, 977 metri.
Ma si può anche continuare a scendere per la costa fino nella zona della Casèra Brustolà, sui 1000 m circa, dove il sentiero n. 482 gira bruscamente a sinistra (nord est) e corre parallelo a quello di Casèra Casin, ma più basso. Poi, oltrepassate alcune strutture rurali, porta comodamente e in breve a Podenzòi, 809 m, situato in un ridente spiazzo sulla costa che sovrasta Longarone.
Circa ore 2 dal Bivacco Tovanella.
Per scendere al capoluogo (la diga del Vajont di triste memoria si vede bene di fronte, oltre il Piave) si può seguire la strada asfaltata, magari usufruendo di un “miracoloso” passaggio in auto.
Oppure, all’altezza della grande curva a sud del paese (nei pressi c’è la Cappella Vittime del Vajont), prendere una scorciatoia che taglia ben cinque tornanti per riprendere infine la strada che porta subito alle prime case e quindi al centro di Longarone, 474 m, dove termina la nostra grande cavalcata dolomitica attraverso l’Alta Via n. 3 o dei Camosci.
Longarone, 474 m, cittadina industre fra le più celebrate del bellunese, è posta alla confluenza nel fiume Piave dei torrenti Maè e Vajont. Quasi completamente distrutta in seguito all’immane catastrofe causata dalla frana del Vajont il 9 ottobre 1963, è risorta in stile alquanto moderno, purtroppo perdendo la veste di bella e tipica contrada veneta.
La nuova Chiesa parrocchiale, opera dell’arch. Michelucci, merita una visita per l’aspetto artistico, ma anche perché rappresenta proprio l’avvento di una architettura che pare abbia voluto, non a caso proprio qui, rinnegare il passato.
A Longarone, sede storica dell’Ente Fiera, si può visitare il Museo del Vajont.
Sono disponibili a Longarone adeguate strutture ricettive quali alberghi (due e tre stelle), ristoranti, pizzerie, bar, gelaterie, banche, negozi d’ogni genere, Stazione Ferroviaria della linea Padova-Calalzo, Palazzetto dello Sport, piscina coperta, autobus da e per i principali centri dolomitici bellunesi e la pianura veneta.
Informazioni turistiche presso la Pro Loco di Piazza Tasso, 2, telefono , alla quale rivolgersi anche per avere il distintivo dell’Alta Via n. 3 e per relativi scambi di informazioni sull’Alta Via stessa.
Informazioni sull’Alta Via n. 1 presso strutture turistiche e Sezioni CAI
Amministrazione Provinciale - Settore Turismo - Belluno
Servizio Comunicazione e Promozione
Via Psaro, 21 - 32100 Belluno - Tel.
Alto Adige Informazioni - Bolzano
Piazza Parrocchia, 11 - 39100 Bolzano - Tel.
Associazione Turistica - Dobbiaco
Via Dolomiti, 3 - 39034 Dobbiaco (BZ) - Tel.
Ufficio Turistico Provinciale - Cortina d’Ampezzo
Piazza San Francesco, 8 e Piazza Roma, 1- 32043 Cortina d’Ampezzo (BL) - Tel.
Ufficio Turistico Provinciale - San Vito di Cadore
Via Nazionale, 9 - 32046 San Vito di Cadore (BL) - Tel.
Ufficio Turistico Provinciale - Forno di Zoldo
Via Roma, 1 - 32012 Forno di Zoldo - Tel.
Associazione Pro Loco Longarone
Piazza Jacopo Tasso, 2 - 32013 Longarone (BL) - Tel.
Per altre e qualsiasi eventuali informazioni sull’Alta Via n. 1, vedi il Settore Turismo della Provincia di Belluno.
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Per problemi di una certa rilevanza come: prenotazioni, conferme, disdette, apertura o chiusura rifugi, reclami, ecc., ci si potrà rivolgere, oltre ovviamente ai rispettivi gestori, anche alle Sezioni del Club Alpino Italiano proprietarie degli immobili, tenendo presente che i Soci del CAI sono dei volontari e difficilmente fanno orario d’ufficio nelle rispettive Segreterie sezionali.
Per i numeri telefonici dei rifugi e dei gestori vedi nel testo.
■ Sezioni del Club Alpino Italiano proprietarie di rifugi sul percorso
Venezia
30124 San Marco 2725 - Tel.
per i Rifugi Vandelli e Venezia
Val di Zoldo
32012 Via Roma, 70 - Forno di Zoldo (BL) - Tel.
per il Rifugio Casèra di Bosconero
Longarone (BL)
32013 Piazza IV Novembre, 1 - Tel.
per il Bivacco “Osvaldo Tovanella” a Casèra Pezzèi
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