Alta Via N° 1
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RELAZIONE TECNICA

 

 

PRIMA TAPPA: Dal Lago di Bràies al Rifugio Biella alla Croda del Becco

 

Dati indicativi

Dislivello: 900m in salita; 60m in discesa

Lunghezza: circa 6 chilometri

Tempo netto: ore 3,30

Sentiero: n. 1

Difficoltà: T e E

 

Dall’Hotel si prende verso sud la stradina che segue la sponda occidentale del romantico Lago di Bràies fino alla prima insenatura, poi si entra nel comodo sentiero segnato con il n. 1 che segue la riva fino alla sua estrema punta meridionale. Da qui inizia la salita che si fa via via più ripida e faticosa lungo il vallone dominato dalle prime propaggini della Croda del Becco. Risalita una conca fitta di baranci si perviene ad una strettoia creata da due rocce dalla quale si aggira il salto passando sulla sinistra e portandosi, quindi, nel solco superiore.

Passato un bosco si giunge ad una radura concava, si vince un gradone roccioso facile e si arriva ad una zona cosparsa di macigni dove, se si fa attenzione, si scorge una piccola sorgente. Zigzagando si perviene infine al varco chiamato Porta sora ‘l Forn (o Forcella Sora Forno-Ofenscharte), 2388 m nei pressi di una cappelletta votiva.

Scendendo di poco si giunge al Rifugio Biella alla Croda del Becco, 2327 m, su cui incombe la immensa lastronata rocciosa della caratteristica e stranissima Croda del Becco, 2810 m, facilmente raggiungibile per discreto sentiero nella roccia in circa 1 ora e 15 minuti dal rifugio. Grande panorama dalla cima.

Ore 3,30 dal Lago di Bràies al rifugio.

 

Il Rifugio Biella, massiccia costruzione in muratura a tre piani isolata in una radura di aspetto lunare, è di proprietà della Sezione di Treviso del CAI. Costruito nel 1906 e rifatto nel 1926, fa servizio d’alberghetto (con cuoco nepalese) ed è aperto dal 20 giugno al 20 settembre; offre 53 posti, più 6 nel locale invernale; illuminazione con gruppo; acqua e servizi igienici all’interno; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .

 

 

 

SECONDA TAPPA: Dal Rifugio Biella al Rifugio Fànes

Dati indicativi

Dislivello: in salita 565m, in discesa 830m

Lunghezza: circa 14 chilometri

Tempo netto: ore 4,30

Sentiero: n.6 e 7

Difficoltà: T

 

Dal Rifugio Biella per giungere al Rifugio Sénnes (in ladino Ücia de Sénes) si possono seguire indifferentemente uno dei seguenti percorsi.

a) Per la comoda stradina segnata con il n. 6 che compie una immensa S e conduce tranquillamente al Sénnes in un’oretta circa, oppure:

b) Per circa un chilometro sulla detta stradina, poi per il sentiero che si stacca a destra (sud ovest; quota 2260 m; segnato anch’esso con il n. 6) che sale per la brughiera fino sulla vicina larga cresta. Quindi per gli avvallamenti erbosi opposti scende a sud ovest, poi a sud, fin sulla strada bianca da cui in breve al Rifugio Sénnes, 2116 m, impiegando più o meno lo stesso tempo del precedente, ma più interessante per flora e panorama.

Ore 1 dal Biella.

 

Il Rifugio Sénnes, di proprietà privata, sorge presso il caratteristico complesso di malghe che ingentiliscono l’altipiano pascolivo dell’Alpe di Sénnes, un luogo di serenità e di pace sul cui sfondo appaiono la Croda Rossa d’Ampezzo, il Cristallo e il Fànes. Aperto con servizio d’alberghetto dall’1 giugno al 15 ottobre e dal 26 dicembre al 9 gennaio e dall’1 febbraio al 30 aprile, dispone di una cinquantina di posti letto; non ha ricovero invernale; telefono rifugio .

 

Dal Sénnes si prende la stradina che porta il n. 7 e si dirige a sud proseguendo prima in lieve discesa per gli avvallamenti erbosi attraverso il vasto Pian della Lasta, poi, lasciato a sinistra (sud sud est) il sentiero (anch’esso con il n. 7) per il Rifugio Fodàra Vedla, continua a sud ovest sempre per la stradina.  Infine imbocca lo stretto canalone fra il Pici Parëis ed il Col de Rü e divalla rapidamente per gli stretti tornanti fino alla distesa pianeggiante dove sorge il Rifugio Pederü, 1548 metri.

Ore 1,30 dal Sénnes.

Ore 2,30 dal Biella.

 

Anche il Rifugio Pederü è di proprietà privata e fa servizio d’alberghetto dai primi di giugno al 20 ottobre e dal 26 dicembre al 20 aprile; offre una trentina di posti letto; non ha ricovero invernale; telefono rifugio .

 

Dal Rifugio Pederü l’Alta Via n. 1 prosegue per il Valùn de Fànes lungo una rotabile alquanto noiosa, ma in ambiente assai interessante.

Sarebbe bene farsi trasportare dal fuoristrada del gestore fino al Rifugio Fànes.

Se si decide di continuare a piedi si può seguire sia la strada che le scorciatoie sul sentiero n. 7, transitando in un ambiente desolato, quasi lunare, molto suggestivo. Le cime attorno sono stranamente colorate e hanno un loro fascino particolare.

Passato il delizioso laghetto Le Piciodèl, 1819 m,  si transita accanto al Rü dal Plan (Torrente del Piano), si sale per alcuni tornanti e, a quota 1988 m, si devia decisamente a sud. A quota 2022 m si lascia a destra (sud ovest) la strada per la vicina Ücia Lavaréla (Rifugio Lavarella, 2042 m), si passa un ponticello e si giunge all’Ücia de Fànes o Rifugio Fànes, 2060 metri.

Ore 2 dal Pederü.

Ore 4,30 dal Biella.

Il Rifugio Fànes è una bella costruzione rivestita di legno e assai confortevole. Di proprietà privata, dispone di una settantina di posti letto, di bar, pensione, ristorante, tavernetta. Aperto dai primi di giugno a metà ottobre e dal 26 dicembre a fine aprile; non ha ricovero invernale; telefono rifugio .

 

Il vicino Rifugio Lavarèlla è un po’ più piccolo e modesto, ma accogliente; aperto dai primi di giugno ai primi ottobre e da metà febbraio a metà aprile, fa servizio d’alberghetto con una trentina di posti letto; il sentiero 7-12 lo collega all’Alta Via un po’ a sud del Rifugio Fànes; ha ricovero invernale; telefono rifugio .

 

 

 

TERZA TAPPA: Dal Rifugio Fànes al Rifugio Lagazuòi

 

Dati indicativi

Dislivello: in salita 1070m, in discesa 375m

Lunghezza: circa 11 chilometri

Tempo netto: ore 5

Sentiero: n. 10-11, 20b, 20

Difficoltà: EE

 

Dal Rifugio Fànes (localmente detto Ücia de Fànes) si segue la stradina segnata con il n. 10-11 che, dopo aver vinti in salita tre stretti tornanti, si immette sul pianoro lunare che conduce al Passo di Limo (Ju de Limo), 2174 m, e al vicino Lago di Limo (Lé de Limo), 2159 metri.

A sud del lago si incontrano prima il sentiero 10, poi la stradina con lo stesso numero; entrambi si staccano a sinistra (est) per dirigersi in Val di Fànes e Cortina d’Ampezzo.

Si continua invece a destra (sud) per la strada bianca, segnata con il n. 11, seguendo i dossi pascolavi e presto incontrando la Ücia de Gran Fànes (Malga Fànes Grande), 2100 m circa.

Poco dopo la malga si stacca a sinistra (sud) il sentiero n. 17 che si trascura per seguire a sud ovest il n. 11. Questi porta al Ju da l’Ega (Passo Tadéga), 2157 m, dal quale si sale a sud lungo il Gran Pian.

A quota 2117 m, poco prima che termini la stradina bianca, si prende a sinistra (sud est) il sentiero 20b che sale deciso alla Forcella del Lago, 2486 m, fra l’ardita Torre del Lago e la grandiosa Cima Scotóni nel Gruppo di Fànis.

Dalla forcella si scende a sud per ghiaie ripide, fra massi, fino a giungere nella stupenda oasi dell’Alpe o Monte de Lagazuòi dove risplende l’occhio magico del piccolo Lago Lagazuòi, 2182 m, nel quale si rispecchiano le ardite architetture della Torre del Lago e della Cima Scotóni con la immensa porta di roccia della Cima Fànis Sud.

Si costeggia il lago sulla sponda orientale e, poco dopo, si lascia il sentiero n. 20b che si stacca a est e si prosegue sul n. 20 verso sud.

Il buon sentiero percorre tutta la suggestiva Monte de Lagazuòi e giunge alla Forcella Lagazuòi, 2573 metri. Da questa sale infine al Rifugio Lagazuòi, 2752 m, e alla stazione d’arrivo della funivia proveniente dal Passo Falzàrego.

Ore 5 dal Rifugio Fànes.

 

Il Rifugio Lagazuòi è una accogliente costruzione collegata al Passo Falzàrego con ardita funivia. Quasi sempre aperto, privato, fa servizio d’alberghetto ed è un eccellente posto tappa anche in virtù dello spettacolare panorama, particolarmente suggestivo al tramonto e all’alba; telefono rifugio .

 

 

 

QUARTA TAPPA: Dal Rifugio Lagazuòi al Rifugio Nuvolàu

 

Dati indicativi

Dislivello: in salita 635m, in discesa 810m

Lunghezza: circa 15 chilometri

Tempo netto:  ore 5,30

Sentiero: n. 20, 401, 402, 403, 412, 440

Difficoltà: EE

 

Dal Rifugio Lagazuòi si segue a nord est il sentiero n. 20 e si ritorna alla Forcella Lagazuòi, 2573 metri. Qui si prende a est il sentiero n. 401 che in breve porta alla Forcella Travenànzes, 2507 m, da dove ci si affaccia sulla caratteristica Val Travenànzes circondata da vette austere e da pareti famose striate di mille colori.

Dalla Forcella Travenànzes è possibile scendere direttamente e facilmente al Passo Falzàrego per il sentiero n. 402 e da lì proseguire sull’Alta Via, ma ciò toglierebbe la possibilità di transitare su uno dei tratti più belli. Pertanto si consiglia di proseguire come di seguito descritto.

Procedendo verso nord est sul lato settentrionale della Cima Falzàrego e del Col dei Bòs, sempre sul sentiero 401-402 che qui ha la doppia numerazione, si giunge alla Forcella Col dei Bòs, 2331 m, ai piedi della celebre e tragica fortezza rocciosa del Castelletto, famosa per gli eroici eventi della guerra 1915-18. (Vedi Variante 1).

Incontro di sentieri. Il 402 scende direttamente alla località Ra Nona (dove comunque arriveremo più tardi), mentre un sentiero sale a nord est verso il Castelletto e poi sulla Ferrata Livella.

Si prende il sentiero n. 404 che corre ad est sotto la bellissima parete della Tofàna di Rozes, offrendo un grande panorama. E’ possibile visitare, lungo questo tratto, la Grotta della Tofàna che si apre sopra un salto facilmente raggiungibile (segnalazioni, assicurare gli inesperti, lampada).

Si continua ancora sul n. 404 fino al Valon de Tofàna a quota 2375 m all’incontro con il n. 403 che dal Rifugio Dibona sale al Rifugio Giussani. Con netta deviazione a sud si scende per il n. 403, zigzagando fino ad incontrare la stradina che qui termina e che giunge dal Dibona.

 

Non è strettamente necessario raggiungere il vicino Rifugio “Angelo Dibona”, 2037 m, ma una visita a questo ambiente che ricorda la grande guida cortinese non può che essere caldeggiata. Proprietà privata, accogliente, aperto quasi tutto l’anno con servizio d’alberghetto e pernottamento; telefono rifugio .

 

Dalla stradina di cui sopra si prende il sentiero n. 412 che riporta decisamente a sud ovest passando sotto la banca di rocce che sostiene il sentiero n. 404 che abbiamo appena percorso. Questo tratto si chiama anche sóte còrdes in cortinese, cioè sotto le corde, proprio così come appare la cordonata rocciosa.

Il sentiero prosegue abbastanza in quota, passa un rudere di pastori e, in località Rozes, a 2183 m, incontra la strada militare che sale verso Forcella Col de Bòs. Ora, seguendo un po’ la strada, un po’ le scorciatoie, il 402 scende a sud ovest e tocca la Statale 48 delle Dolomiti all’altezza di Ra Nona (cioè sulla nona curva della strada), 1985 m, dove c’è un posto di ristoro.

Si segue la Statale per circa 300 metri verso sud e, a una curva che taglia un terreno paludoso, si prende il sentiero n. 440 che va deciso a sud, poi a est e infine a sud est per i Casonàte. Quindi abbastanza ripido, sostanzialmente buono, prima per bosco povero, poi per la valletta di Potór, raggiunge l’ampio dosso di lastroni misto a ghiaie, magri pascoli e una strada bianca a nord del Monte Averàu, a poca distanza dal Rifugio Scoiattoli, 2255 metri. Si può evitare la stradina (che porta il n. 439) seguendo a sud il 440 che ben presto giunge al Rifugio Averàu, 2413 m, presso la Forcella Nuvolo.

Seguendo per buon sentiero il dosso inclinato della montagna, si sale in breve fino alla panoramica spianata sommitale dove sorge il Rifugio Nuvolàu, 2575 metri.

 

Il Rifugio Nuvolàu, di proprietà della Sezione di Cortina d’Ampezzo del CAI, è sorto sul belvedere della cima omonima nel 1883 e rifatto nel 1970. Eccezionale posto tappa sia per l’ospitalità che per lo spettacolo di alba a tramonto. Tra i più panoramici e arditi manufatti delle Dolomiti (alti precipizi cadono da tre lati), è aperto dal 20 giugno al 30 settembre e offre servizio d’alberghetto con 24 posti letto; acqua all’interno; servizi igienici all’esterno; illuminazione con gruppo elettrogeno; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .

 

 

Variante 1: Per la Galleria del Castelletto

 

Dalla Forcella Col dei Bòs, 2331 m, dove il sentiero n. 402 scende a sud est e il n. 404 continua a est, si prende il sentiero  (tabella segnaletica) che si dirige a nord est e porta alla Galleria del Castelletto, sperone roccioso famosissimo per le vicende di guerra.

Esso costituiva il pilastro della difesa austriaca verso la Val Travenànzes e dominava le posizioni italiane di Val Costeàna. Alle ore 3 dell’11 luglio 1916 la vetta del Castelletto venne fatta saltare con 35 tonnellate di gelatina causando perdite gravissime agli austriaci.

La galleria è visitabile, ovviamente con lampada, superando dapprima una paretina rocciosa attrezzata con funi metalliche (resti di baraccamento), quindi entrando nelle viscere del monte che si percorre a zigzag con un dislivello di 100 metri in salita e uno sviluppo di circa 500 metri, con l’aiuto di gradini di legno e corrimano. Vari cartelli segnalano le diverse postazioni. Infine si esce in parete a poca distanza dal cratere dell’esplosione.

Chi volesse proseguire per la Ferrata Lipella dovrà procedere in versante Val Travenànzes per una lunga cengia in discesa fino all’inizio delle corde metalliche.

Chi, invece, vuole ritornare sull’Alta Via n. 2 potrà seguire una cengia e scendere per un percorso, attrezzato con corda metallica, fino a riprendere il sentiero che riporta alla Forcella Col dei Bòs, da dove si prosegue come indicato nella quarta tappa.

 

 

 

QUINTA TAPPA: Dal Rifugio Nuvolàu al Rifugio Città di Fiume

 

Dati indicativi

Dislivello: in salita 260m, in discesa 915m

Lunghezza: circa 11 chilometri

Tempo netto: ore 4,30

Sentiero: n. 438, 443, 436, 458, 467

Difficoltà: EE, EEA nella discesa dal Rifugio Nuvolàu al Passo Giàu

 

Dal Rifugio Nuvolàu, in pochi metri, ci si porta sul bordo sud orientale della spianata sommitale dove si scende subito per un salto roccioso con l’aiuto di una scala e alcune corde metalliche. La traccia di sentiero che segue porta il n. 438 e conduce ad un vallone cosparso di lastroni scanalati dal quale si sale brevemente ad una forcelletta di cresta che fa capo a un canalone che scende verso il Giàu.

Il canalone è percorso dal sentiero che vince facili salti di roccia (prudenza ai meno esperti) e, in basso, anche con alcune corde fisse. Infine il sentiero porta a sinistra, al culmine di un ripido costone erboso parallelo al canalone, per il quale si scende con stretti zigzag. In basso si tocca di nuovo il canalone che subito si lascia per passare su di un comodo sentiero che porta fra i massi e poi sul pascolo, fin sul dosso che scende tranquillo e riposante al Passo Giàu, 2236 m, dove c’è un ottimo albergo e ristorante.

Ore 1,15 dal Rifugio Nuvolàu.

 

Presso il Passo Giàu si prende subito a sud est, oltre la strada, un sentiero n. 436 che traversa il vasto prato e porta alla Forcella di Zonia e poi ad inoltrarsi e a risalire un vallone a ovest del Col Piombìn fino all’omonima forcella, 2239 metri. Oltre questa si traversa fino ad entrare nella selvaggia Val Cernèra che si percorre verso est. Con ultima, comoda salita a zigzag si giunge all’ampia Forcella Giàu, 2360 m, che era già visibile dal Passo Giàu e da dove si gode di uno straordinario colpo d’occhio sui Lastoni di Formìn, possente basamento della Croda da Lago, e sulla butterata distesa pascoliva che si estende fino alla Forcella Ambrizzòla.

Passando sotto le verticali muraglie dolomitiche dei Lastoni (o Lastói) si passa una cinquantina di metri di dislivello sopra il limpido Lago delle Baste, 2281 m, e quindi  (passando sulla quota 2175 m) a breve distanza dal sito mesolitico di Mondevàl (che merita una visita se non altro per motivi “suggestivi”) e della vicina Casèra di Mondevàl di sopra, 2158 m, dove c’è  una modesta possibilità di ricovero in caso di necessità.

Se si sta in quota, cioè se non si è scesi al sito e alla casèra, bisogna proseguire a est sul sentiero n. 436 fino a salire un po’ e quindi raggiungere la Forcella Ambrizzòla, 2277 m; se invece si parte dalla casèra e poi dal sito si traversa il pascolo, prima verso sud est, poi a nord est sul sentiero n. 466 che porta pure esso alla stessa forcella.

Ore 2,45 dal Rifugio Nuvolàu.

 

Dalla Forcella Ambrizzòla (dalla forcella scende a nord il sentiero n. 434 per il Rifugio Palmieri e il Lago de Fedèra o Lago da Lago; vedi Variante 2) si continua a sud, quasi in quota, sul sentiero n. 436 che ben presto passa per la Forcella Col Duro, 2293 m, dalla quale si scende prima fra massi, poi per pascoli, verso la Casèra Prendèra, 2148 metri.

Qui il n. 436 si dirige a est e, passato sotto le quattro cime della Rocchetta, scende a San Vito di Cadore.

Si prende a sud est il n. 458 che va alla Forcella de Col Roàn, 2075 m, e quindi alla Forcella Roàn, 1999 metri. Passato un dosso boscoso, raggiunge un ripiano di pascolo ov’è la Forcella de la Puìna (=ricotta), 2034 m, da dove, comodamente, prosegue  a sud ovest fino a raggiunge il Rifugio Città di Fiume, 1918 metri.

Ore 4,30 dal Rifugio Nuvolàu.

 

Di proprietà della Sezione di Fiume del CAI, il Rifugio Fiume è sorto dalla ristrutturazione della malga Durona nel 1964. Aperto dal 15 giugno al 15 settembre, fa servizio d’alberghetto con 31 posti letto; energia elettrica da rete; acqua calda e doccia; servizi igienici interni; locale invernale con 6 posti; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .

 

 

Variante 2: Dal Rifugio Nuvolàu al Rifugio Fiume per il Rifugio Cinque Torri e il Rifugio Palmieri

 

Questa tappa è utile per chi non vuole cimentarsi con il percorso attrezzato che scende al Passo Giàu o per chi intende visitare l’idilliaco posto in cui sorge il Rifugio Croda da Lago. La tappa è comoda, facile, ma un po’ più lunga della precedente e inoltre non permette di visitare il sito mesolitico di Mondevàl (a meno che non si scenda appositamente dalla Forcella Ambrizzòla fino al sito).

 

Dal Rifugio Nuvolàu si ritorna a nord, per il sentiero n. 439, alla Forcella Nuvolàu e per la stradina (sempre sul 439) si prosegue a nord est fino a un bivio. A sinistra (nord) si può raggiungere in breve il Rifugio Scoiattoli, 2255 m (proprietà privata, servizio d’alberghetto, aperto anche d’inverno), dove giunge la seggiovia dal Rifugio Bàin de Dònes presso la Statale 48 delle Dolomiti, utile in caso di “abbandono”. Si continua a destra (nord est) e si giunge ben presto al Rifugio Cinque Torri, 2137 metri.

 

Il Rifugio Cinque Torri, subito a ridosso delle piccole e maestose torri dolomitiche, vanto della conca cortinese, è di proprietà privata; aperto da giugno a settembre fa servizio di alberghetto con una ventina di posti letto; telefono rifugio .

 

Dal Rifugio Cinque Torri si scende un po’ fino a un bivio dal quale si segue a destra (est) una stradina (ancora segnata 439) che poco dopo prende a nord in direzione della Statale 48. Si prosegue invece a est sul sentiero n. 437 che scende al Ponte de Rucurto, 1708 m, sulla Statale 638 del Passo Giàu.

Attraversata la strada si riprende subito il 437 verso est e si risale un dosso boscoso e un gradone, quindi si passa il torrente della Val Formìn, a nord del complesso della Croda da Lago. Qui si incontra il buon sentiero-mulattiera n. 434. Si prende questo e si sale dapprima con alcuni ripidi tornanti, quindi quasi in piano per la Val Negra, fino a raggiungere il bellissimo luogo dove sorge il Rifugio Croda da Lago “Gianni Palmieri”, 2046 m, sul bordo meridionale del romantico Lago Fedèra o Lago da Lago.

Ore 4 circa dal Rifugio Nvolàu.

 

Il Rifugio Croda Lago è di proprietà della Sezione di Cortina del CAI ed è intitolato alla Medaglia d’Oro della Resistenza Gianni Palmieri. Sorge sulle sponde di un bellissimo lago alpino, nelle cui acque si specchiano le guglie ardite del Gruppo della Croda da Lago. Costruito nel 1901 e ristrutturato nel 1947, fa servizio d’alberghetto con 47 posti ed è aperto dal 15 giugno al 20 settembre; acqua all’interno; servizi igienici interno-esterno; doccia; locale invernale con 2 posti; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .

 

Dal Rifugio Croda da Lago-Palmieri si prende a sud la comoda mulattiera segnata 434 che in una oretta circa porta alla Forcella Ambrizzòla, 2277 m, dalla quale si prosegue per il Rifugio Città di Fiume come già descritto nella quinta tappa.

Ore 6,30 circa dal Rifugio Nuvolàu.

 

 

 

SESTA TAPPA: Dal Rifugio Città di Fiume al Rifugio Venezia e a Pala Favèra

 

Dati indicativi

Dislivello: in salita 580m; in discesa 990m

Lunghezza: circa 12 chilometri

Tempo netto: ore 5,30

Sentiero: n. 480, 472, 474

Difficoltà: EEA sul Sentiero "Gino Flaibani", poi E

 

Dal Rifugio Città di Fiume si segue a sud est la buona mulattiera segnata con il n. 480 che porta ben presto alla Forcella Foràda (Foràta, sulla carta), 1977 metri. Lasciata la mulattiera, che prosegue a nord est per la Val de Foràda, si prosegue a sud, sempre sul 480, per il Sentiero “Gino Flaibani” (sistemato a cura della Sezione di Fiume del CAI), che permette di traversare e quindi anche “circumnavigare” il massiccio del Pelmo.

Riportatisi a sud est si vince un ripido canalone, si seguono magri pascoli d’alta quota e si scende un po’ fino a una spalla erbosa che si origina dalla Cima Foràda.

Sulla destra (sud) si apre il selvaggio Circo di Val d’Àrcia che fino a pochi anni fa conteneva un piccolo ghiacciaio.

Si risale faticosamente il circo franoso che offre una splendida visione sulle superbe muraglie settentrionali del Pelmo e con un ultimo strappo si giunge infine alla Forcella di Val d’Àrcia, 2476 m, piccola finestra sul grande Cadore.

Ore 2,15 dal Rifugio Fiume.

 

Dalla forcella si scende sulla destra (sud est), si attraversano due imponenti canaloni ghiaiosi e per buone tracce si raggiunge una spaziosa e ben evidente sella che ospita un corposo spuntone roccioso. Da questa si scende diagonalmente per la immane colata di ghiaie che scende dalla Forca Rossa, si passa nei pressi dell’inizio della Cengia di Ball (via normale per la vetta del Pelmo) e, con direzione sud, si raggiunge il Rifugio Venezia “Albamaria De Luca”, 1946 metri.

Ore 1,15 dalla Forcella Val d’Àrcia.

Ore 3,30 dal Rifugio Città di Fiume.

 

Il Rifugio Venezia rappresenta un eccellente posto tappa per chi volesse allungare di un giorno la “sua” Alta Via, oppure protrarre di un paio d’ore la facile e fantastica tappa seguente.

Sorge su di un dosso nei pressi della Sella (o Passo) di Rutorto, 1931 m, in invidiabile posizione panoramica sulle vicine Dolomiti del Cadore e alla base del superbo Pilastro Nord Est del Pelmo. Punto di partenza per la Cengia di Ball e la cima del Pelmo.

Di proprietà della Sezione di Venezia del CAI è stato costruito nel 1892 e ristrutturato nel 1954. Aperto dal 20 giugno al 20 settembre, fa servizio di alberghetto di tipo familiare; 76 posti letto, più 9 nel locale invernale; servizi interni con acqua e doccia calda; illuminazione con gruppo elettrogeno; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .

 

Dal rifugio si sale moderatamente a sud per il sentiero n. 472 e in breve si è alla Sella di Rutorto.

Da questa si prosegue a sud ovest, dolcemente traversando sotto le imponenti pareti della Spalla Sud del Pelmo fino ai Lac (Lach) dove la Val de Cuna e la Costàuta si incontrano a quota 1968 m circa. Ora si devìa a ovest, si passa alla base meridionale del possente Pelmetto in località le Mandre e si giunge nei pressi del Col delle Crépe Cavaliere dove il sentiero 472 continua per il Passo Staulanza.

Si prende a sinistra (nord ovest) il sentiero n. 474, su terreno paludoso, che poco oltre gira decisamente a sud ovest e va a percorrere in discesa la Val del Ru Bianco fino a sbucare sulla strada Statale 251 in località Palafavèra, 1507 m (Pala Favera, sulla carta), dove si trovano alcuni alberghi-rifugio e un camping.

Ore 2 dal Rifugio Venezia.

Ore 5,30 dal Rifugio Città di Fiume.

 

A Palafavèra il Rifugio Monte Pelmo, aperto da giugno a ottobre, offre 9 posti letto e un servizio d’alberghetto di tipo familiare; telefono ; email: .

 

Il Rifugio Palafavèra, un po’ più grande, è aperto da giugno a ottobre e durante la stagione invernale; offre 25 posti letto e servizi d’albergo; telefono ; email: ; sito internet: wwwpalafavera.com

 

Il Camping Palafavèra dispone di 200 piazzole (non affittano tende) e di un market-negozio alimentari (utilissimo per eventuale approvvigionamento prima della lunga traversata Civetta-Moiazza);  telefono .

 

Variante 3: Dal Rifugio Città di Fiume al Passo Staulanza

 

Chi, per qualsiasi motivo, volesse terminare l’Alta Via al Rifugio Città di Fiume o in caso di cattivo tempo, per esempio, non si sentisse di affrontare il grande giro del Pelmo attraverso la Forcella Val d’Àrcia e il Sentiero Flaibani, può prendere, dal rifugio, il sentiero n. 472 (ma anche la strada che passa per Malga Fiorentina, 1799 m) che lo porterà tranquillamente, dopo aver lambito a ovest le ghiaie del grande catino della Val d’Àrcia, in ore 1,30 al Passo Staulanza, 1766 m, sulla Statale 251.

Possibilità di ristoro nel Rifugio-Albergo Passo Staulanza (40 posti letto; sempre aperto; tel. ).

Palafavèra dista da qui poco più di 4 chilometri a sud e la si raggiunge per la Statale 251.

Ore 2,30 dal Rifugio Fiume.

 

 

Variante 4: Dal Rifugio Fiume al Rifugio Venezia e a Palafavèra

 

Fino al Passo Staulanza come da Variante 3 in ore 1,30.

Dai pressi del passo si prosegue sempre sul sentiero n. 472 (Anello Zoldano), si passa il Col delle Crépe Cavaliere e, per il Triól dei Cavài (Sentiero dei Cavalli) e la Sella di Rutorto, si raggiunge infine il Rifugio Venezia, 1946 metri.

Da qui, ritornando sui propri passi, in 2 ore si giunge a Palafavèra, come descritto nella Sesta tappa.

Ore 5,30 dal Rifugio Fiume.

 

 

Variante 5: Dal Rifugio Fiume al Rifugio Coldài per la Casèra Bèla Mont o Vescovà e Pioda

 

Dal Rifugio Fiume al Passo Staulanza come da Variante 3; ore 1,30.

Dal passo si segue la Statale 251 a sud ovest per circa 750 metri fino ad un bivio sulla destra (ovest) da dove si stacca una stradina che porta la segnaletica n. 568. La si segue fino al bivio di quota 1700 m circa. Il ramo di destra (ovest) prosegue per la Casèra Fontanafredda. Si prende quello di sinistra (sud ovest), che va alla Casèra Monte Bói Vescovà o Bèla Mont, 1722 m (ristoro), a 1 ora dalla Staulanza

Abbandonata la strada, si segue a sud ovest il sentiero n. 561 (Anello Zoldano), quindi a sud est fino a rientrare in una stradina a quota 1885 m, dalla quale, circa 400 metri più avanti, si stacca sulla destra (ovest) un sentiero che porta alla Forcella di Alleghe, 1816 m, e alla vicina Casèra di Pioda; 1 ora circa dalla Casèra Vescovà.

Da Piova si prende la comoda mulattiera segnata col n. 556 e in meno di 1 ora si raggiunge il Rifugio Coldài, 2132 metri.

Ore 4,30 dal Rifugio Fiume.

 

 

 

SETTIMA TAPPA: Da Palafavèra al Rifugio Coldài, al Rifugio Tissi e al Rifugio Vazzolèr

 

Dati indicativi

Dislivello: in salita 850m, in discesa 650m

Lunghezza: circa 14 chilometri

Tempo netto: ore 6

Sentiero: n. 564, 556, 560 (563)

Difficoltà: E

 

Dalla Statale 251, oltre il camping di Palafavèra, si stacca a ovest la stradina militare chiusa al traffico automobilistico, segnata n. 564, che porta alla Casèra di Pioda. Da qui si segue  la buona mulattiera segnata n. 556 che sale l’ampio e magro pascolo fino a giungere al Rifugio “Adolfo Sonino” al Codài, 2132 metri.

Circa ore 2 da Palafavèra.

 

Il Rifugio Coldài, eretto nel 1911 e ristrutturato nel 1999, sorge all’estremità settentrionale del grandioso Gruppo della Civetta, alla testata della Val de le Ziolère, presso la Forcella Coldài. Di proprietà della Sezione di Venezia del CAI, è aperto dal 20 giugno al 20 settembre e fa servizio d’alberghetto con 88 posti letto e 8 nel locale invernale; servizi igienici interni con acqua calda e doccia; illuminazione con gruppo elettrogeno; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .

 

Al Rifugio Coldài inizia uno dei tratti più maestosi dell’Alta Via n. 1, poco faticoso e senza alcuna difficoltà. Consente la visione della grande muraglia settentrionale della Civetta, la “Parete delle Pareti”, la Wand der Wände dei tedeschi che amano moltissimo questa montagna.

Dal Rifugio si sale in breve alla Forcella Coldài, 2191 m, e si scende l’opposto versante per la conca ghiaiosa fino sulla riva del grazioso Lago Coldài, 2143 m, ne quale si specchiano le ardite pareti sovrastanti.

Costeggiando il lago sulla riva occidentale si sale alla Forcella di Col Negro, 2203 m, dalla quale si gode di una grande visione dalla Torre d’Alleghe alla vetta della Civetta.

Ora il sentiero scende un po’ nella Val Civetta vera e propria, trascurando le tracce che vanno in direzione delle pareti da qui ben visibili e quanto mai superbe e vertiginose. Poi, dalla depressione di quota 2030 m, risale fino all’ampia Forcella del Col Reàn, 2107 metri. Poco prima della forcella si stacca a destra (nord ovest) il sentiero n. 563 che porta, con breve salita, al Rifugio “Attilio Tissi”, 2250 m, quasi in vetta al Col Reàn da dove si gode di una incomparabile veduta sul Lago di Alleghe a nord ovest e sulla immensa Civetta a est.

Ore 2 dal Rifugio Coldài.

Ore 4 da Palafavèra.

 

Il Rifugio Tissi ricorda l’ottimo alpinista e parlamentare bellunese ed è di proprietà della Sezione di Belluno del CAI. Sorto quasi in vetta al Col Reàn nel 1963 e ampliato nel 1986, è aperto dal 25 giugno al 20 settembre con servizio d’alberghetto e 64 posti letto, più 6 nel ricovero invernale; servizi e acqua calda con doccia all’interno; illuminazione tramite gruppo; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .

 

Dal Tissi conviene ritornare alla Forcella del Col Reàn a riprendere il sentiero n. 560 che scende prima verso sud ovest, poi a sud verso il pittoresco Pian de la Lòra, passando per ciò che resta del Casón di col Reàn, 1895 m, dominato dalle bastionate gigantesche della Cima De Gasperi, Su Alto e Terranova. Salendo dolcemente si perviene alla Sella di Pelsa, 1914 m,  con incantevole vista sui Cantoni di Pelsa, aghi giganteschi di dolomia contorta.

Continua la splendida passeggiata attraverso il Pian di Pelsa sotto la parete ovest della Torre Venezia, quindi si scende nei pressi della vicina piana verde di pascolo delle Case Faretti da dove si entra in una stradicciola che passa sotto la possente parete sud della Torre Venezia.

Infine si attraversa un bosco fitto e all’improvviso si giunge all’oasi di pace dove sorge il Rifugio “Mario Vazzolèr”, 1714 metri.

Ore 2 circa dal Rifugio Tissi.

Ore 6 da Palafavèra.

 

Il Rifugio Vazzolèr, di proprietà della Sezione di Conegliano Veneto del CAI, costruito nel 1929 e ristrutturato nel 1992, è aperto dal 15 giugno al 30 settembre con servizio d’alberghetto e 84 posti letto più 8 nel locale invernale; energia elettrica; servizi esterni e interni, acqua calda e doccia; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .

 

 

 

OTTAVA TAPPA: Dal Rifugio Vazzolèr al Rifugio Carestiato

 

Dati indicativi

Dislivello: in salita 550m; in discesa 430m

Lunghezza: circa 8 chilometri

Tempo netto: ore 4

Sentiero: n. 555, 554

Difficoltà: E

 

Lasciata l’oasi di pace del Rifugio Vazzolèr si percorre la strada che va per un po’ a nord, dentro il bosco, fino a raggiungere il greto del torrente della Val dei Cantoni a quota 1685 m dove vira bruscamente a est per proseguire verso il Pian de le Taie dove c’è il bivio con il sentiero n. 558 che si sale verso la ciclopica Torre Trieste.

Si continua a scendere per la strada bianca che divalla per la Val Corpassa fino alla Capanna Trieste e a Listolàde, sulla Statale 203, nell’Agordìno. Alla seconda grande ansa a quota 1430 m, in località Sass da la Dispensa con piccolo spiazzo verde di pascolo, si stacca a sinistra (sud) il sentiero n. 554 che si deve seguire.

Passata una colata di ghiaie, il sentiero 554 si alza lentamente a mezza costa fra i mughi sotto gli alti precipizi del Castello delle Nevère, quindi attraversa un valloncello, giunge a un piccolo ripiano e prosegue sotto le incombenti colate di ghiaie (Giarói o Ghiaioni del Palanzìn) fino a toccare la erbosa Forcella di Col Palanzìn, 1700 m circa.

Il sentiero prosegue fra i baranci, poi taglia le ghiaie su affioramenti rossicci e raggiunge la Forcella Col de l’Orso, 1700 m circa. Percorsa una banca erbosa e baranciosa si prosegue ora a ridosso delle rocce giungendo alla Forcella del Camp, 1933 m, da dove il sentiero, oltre lo sperone, si dirige a nord.

Fin qui circa ore 2,30 dal Rifugio Vazzolèr.

 

Ora si traversa sotto il Tridente e le belle Torri del Camp, ormai in vista del settore meridionale della Molazza. Scesi a est nel Van dei Cantói, si traversa una zona di bosco, si passa per Le Stamère e poi, sotto la Pala delle Masenàde, senza eccessivi dislivelli, si risale per sfasciumi e baranci al Col dei Pass dove sorge il Rifugio “Bruto Carestiato”, 1834 metri.

Ore 4 dal Rifugio Vazzolèr.

 

Di proprietà della Sezione di Àgordo del CAI, il Rifugio Carestiato è stato costruito nel 1948 e ristrutturato nel 1971 sul Col dei Pass in bellissima posizione. Aperto dal 15 giugno al 20 settembre, fa servizio d’alberghetto con 44 posti letto e 9 nel locale invernale; illuminazione con gruppo elettrogeno; servizi interni; doccia e acqua calda; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .

 

Nei pressi del passo sorge anche il Rifugio-albergo San Sebastiano di proprietà privata; aperto da dicembre a Pasqua e dall’1 giugno al 30 ottobre; telefono .

 

 

 

NONA TAPPA: Dal Rifugio Carestiato al Rifugio Sommariva al Pramperét

 

Dati indicativi

Dislivello: in salita 450m, in discesa 430m

Lunghezza: circa 13 chilometri

Tempo netto: ore 5

Sentiero: n. 549, (SS 347), 543

Difficoltà: E

 

Dal Rifugio Carestiato si prosegue sulla stradina, prima ripida a nord poi comoda a sud ed est, che porta il n. 549. Traversati i bei pascoli con leggeri saliscendi, si lascia la strada e si prende a sud est il sentiero che va giù deciso verso il Passo Duràn, 1601 m, che si raggiunge in circa 45 minuti dal Rifugio Carestiato.

 

Proprio sul passo, quindi sulla Statale 347, sorge il Rifugio Passo Duràn “Cesare Tomè”, già della Sezione Agordina del CAI e ora di proprietà della guida alpina Soro Dorotei. Aperto dall’1 giugno al 30 settembre e nelle festività di maggio e ottobre, il rifugio offre 28 posti letto e servizio di alberghetto con menù tipici; non ha ricovero invernale; illuminazione elettrica; servizi e docce; telefono rifugio (gestore ).

 

Dal Passo Duràn si percorre la Statale 347 verso sud, cioè verso l’Agordino, per poco più di un chilometro e mezzo fino all’ampia ansa stradale in località Ponte sul Ru de Càleda, 1500 m circa, 20 minuti dal passo. In alto, incombe la mole turrita e impressionante del Sass de Càleda.

Si lascia la Statale 347 e si prende a sud il sentiero n. 543 che in breve sale a Forcella Dagarèi, 1620 m, da dove il sentiero prosegue a sud est stando su una quota media fra i 1600 e i 1700 metri. Sotto il Tàmer Grande si incontra il sentiero n. 594 che sale dalla Casèra  de la Rova. Si continua sul 543 che ora si dirige a sud e sale moderatamente fino a incontrare, a quota 1770 m circa, il sentiero n. 544 che proviene anch’esso dalla Casèra de la Rova.

Ci si tiene sempre sul n. 543 che, con andamento sud est, oltrepassa l’innesto del sentiero n. 542 della Valle Ru e va a toccare la Malga (o Casèra) del Moschesìn, 1800 metri (discreto punto d’appoggio in caso di necessità) e poi, in salita, la Forcella del Moschesìn, 1940 m, che si affaccia sulla aspra Val Prampèr; resti di casermetta.

Ore 4 dal Rifugio Carestiato.

 

Scesi dalla forcella, dopo alcuni zig-zag, si prende a destra (est) il Sentiero de le Balanzòle che corre sotto l’omonima cima, al limite delle ghiaie, con lievi saliscendi, fino a giungere all’ampio ripiano prativo del Pra de la Vedova e al romantico Rifugio Sommariva al Pramperét, 1857 metri.

Ore 5 dal Rifugio Carestiato.

 

Il Rifugio Sommariva è di proprietà della Sezione di Oderzo del CAI e la prima struttura risale al 1923, ristrutturato nel 1995. Il luogo di serena bellezza, la cordialità del gestore, la buona cucina, fanno di questo rifugio un posto da ricordare. Aperto dal 20 giugno al 20 settembre, offre servizio di alberghetto con 36 posti letto e 6 nel ricovero invernale; acqua all’interno; illuminazione con gruppo elettrogeno; servizi igienici esterni; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio 337 52 84 03.

 

Attenzione: dalla Val Prampèr e fino alle Case Bortòt, ai piedi della Schiara, si transita all’interno del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi dove è obbligatorio restare sempre sui sentieri segnalati e dove ci si deve comportare come se ci si trovasse in una vera e propria sancta sanctorum della Natura.

Informarsi bene sul comportamento che l’escursionista deve tenere all’interno del Parco Nazionale e ricordare che le Guardie del Parco vigilano attentamente e severamente.

 

 

Variante 6: La Variante Zoldana: dal Rifugio Tomè al Rifugio Sommariva

 

Dal Rifugio Carestiato fino al Rifugio al Passo Duràn “Cesare Tomè” come da inizio Nona tappa.

Dal Passo Duràn si scende di poco a nord, circa 300 metri, in versante Val di Zoldo, fino a incontrare una mulattiera pianeggiante che si stacca sulla destra (nord est) e che porta il n. 536 (Anello Zoldano; difficoltà della variante: EE).

La mulattiera si inoltra sui costoni coperti di prato e bosco, oltrepassa un torrentello a quota 1568 m, e subito dopo incontra il sentiero n. 539 che scende nello Zoldano. Si resta sul n. 536 che va ad est per un po’, quindi a sud fino alla Forcella de le Barance, 1688 m, e, traversato quasi in quota il Van dei Gravinài, sale a zig-zag alla Forcella de le Càure (Capre), 1725 metri.

Dalla forcella si scende in breve al ricovero Baita “Valentino Angelini”, 1680 m, ai n località i Scarselóin.

Ore 2,30 dal Passo Duràn Rifugio Tomè.

 

La Baita Angelini è una piccola, graziosa costruzione in legno e muratura di proprietà della Sezione Val di Zoldo del CAI, intitolata al valoroso alpinista e studioso Valentino Angelini, fratello di Giovanni. Costruita nel 1982, serve per sosta di emergenza ed è aperta in permanenza; acqua a pochi metri; per informazioni rivolgersi alla Sezione Val di Zoldo del CAI al telefono .

 

Il sentiero n. 536, dopo breve traversata, scende ripido verso la zona di sóra ‘l Sass de San Bastiàn e, a quota 1480 m, devia a est fino ad incontrare il n. 524 che sale da Pralongo. Si rimane a destra, sul n. 536, che va verso lo sperone nord del Petorgnón. Passato il Viàz de l’Ariosto per cengia e roccette esposte (EE), ci si trova oltre lo sperone e si raggiunge il fondo di un grande canale. Lo si risale per un po’ e, a quota 1600 m circa, si esce senza problemi su un promontorio. Con alcuni saliscendi, ora si prosegue a nord est e infine a est fino alla Forcella Col de Michiel, 1491 m, che domina la Val Prampèr, il Pian dei Palùi e offre un magnifico panorama sugli Spiz di Mezzodì.

Oltre la forcella il sentiero n. 536 scende per uno stretto canale, quindi traversa verso sud, alti sui Masarèi, e va ad innestarsi, a quota 1480 m, sulla strada bianca della Val Prampèr, segnata con il n. 523.

Si segue la strada bianca verso sud e si perviene infine alla bella e grandemente panoramica Casèra (o Malga) Prampèr, 1540 m, che offre possibilità di ricovero di fortuna.

Si continua a sud est sul sentiero n. 523 per comoda mulattiera che sale diagonalmente le pendici della Cima Prampèr fino a giungere comodamente al Pra della Vedova e al Rifugio Sommariva al Pramperèt, 1857 metri.

Ore 7 circa dal Rifugio Carestiato.

 

 

 

DECIMA TAPPA: Dal Rifugio Sommariva al Rifugio Pian de Fontana

 

Dati indicativi

Dislivello: in salita 540m; in discesa 760m

Lunghezza: circa 76 chilometri

Tempo netto: ore 3

Sentiero: n. 514

Difficoltà: EE

  

Dal Rifugio Sommariva si riattraversa a est per un po’ il Pra de la Vedova, poi si prende il primo sentiero che si stacca sulla sinistra (sud ovest), che porta il n. 514. Questi sale i dossi fra i mughi e poi taglia, più in alto, le pendici della cima orientale delle Balanzòle in versante Pramperét.

Raggiunto un vallone con lastronate strane e piccole conche (in basso acqua) il sentiero sale infine per il pendio di pascolo alla Portèla del Piazedèl, 2097 m, a sud delle rocce della Cima Est de le Balanzòle. Ora si prosegue a sud, sul versante della dantesca Val Clusa e si percorrono i Piazedìai per oasi verdi e tratti ghiaiosi con lastronate, fino all’alta spianata con zolle erbose e fiorite, ghiaie e piccoli nevai all’inizio di stagione, chiamata Vant dei Piazedìai, 2050 metri circa.

Dal Vant si traversa verso sud in direzione del costone verdeggiante del Baranción, quindi si sale per detriti e zolle con roccette, a zig-zag, fino ad una forcelletta a quota 2330 m, dalla quale appare il grandioso e selvaggio Valón dei Erbàndoi.

Su ora per la crestina fino a una spalla di erbe, poi ancora su roccette gradinate, non difficili, da dove una buona traccia pianeggiante taglia le ghiaie e raggiunge la Forcella Sud dei Van de Città, 2395 m circa. Si apre, impressionante, la visione sui Van de Città, alte conche di aspetto lunare, di grande, strana e severa bellezza, certamente uno fra i più romantici luoghi montani.

Le Presón (Prigioni), così chiamate per alcune ‘celle’ incavate nella roccia, divide il Van de Città (Zità) de entro dal Van de Città de fòra; l’Alta Via percorre il Van de fòra.

Dalla forcella si scende per pascolo magro e lastroni facili fino al fondo del Van, sotto la Forcella dei Erbàndoi, poi si scende un primo gradino e si tocca il vallone sottostante che si percorre verso nord est fino a una balza erbosa a quota 2030 m, sotto le Presón.

Per ambiente severo, ricchissimo di flora d’ogni tipo, si scende infine per ripide balze erbose (attenzione se bagnate) fino al sottostante Rifugio Pian de Fontana e all’annesso Bivacco “Renzo Dal Mas”, 1632 metri.

Ore 3 dal Rifugio Sommariva al Pramperét.

 

Il Rifugio Pian de Fontana sorge sul luogo della vecchia struttura pastorale costruita nel 1935. Il rifugio è stato realizzato nel 1993 e il bivacco nel 1994, ricavato da una costruzione rurale adiacente. Di proprietà della Sezione di Longarone del CAI, è aperto dal 20 giugno al 20 settembre e offre servizio di alberghetto con 34 posti letto e 12 nel locale invernale, più 6 nel vicinissimo Bivacco “Renzo Dal Mas”; acqua all’interno; illuminazione con gruppo elettrogeno; servizi igienici all’interno e esterno con acqua calda e doccia; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono gestore ; cell. 340 231 28 60.

 

 

 

UNDICESIMA TAPPA: Dal Rifugio Pian de Fontana al Bivacco del Màrmol

 

Dati indicativi

Dislivello: in salita 830m; in discesa 195m

Lunghezza: circa 6 chilometri

Tempo netto: ore 4

Sentiero: n. 514

Difficoltà: EE e brevi tratti di EEA al Màrmol (I e II grado)

 

Dal Rifugio Pian de Fontana ci si dirige a sud sul sentiero n. 514, si  traversa il pascolo e si va al colle quotato 1592 m, poi con rapidi zig-zag si scende per la costa boscosa fino ad un bivio a quota 1500 m circa. Il sentiero 520 scende a sud, poi est, per la Val dei Ross, mentre il n. 514 continua ad ovest e poi a sud est. Si segue il 514 salendo subito a sud ovest e poi traversando a sud per la costa, zigzagando, fino a raggiungere il ciglio dirupato dove è la Forcella La Varetta, 1704 m, che si affaccia ad una idilliaca conca piena di fiori e dominata dai rossi dirupi della Talvéna.

Di fronte appare superba la Schiara. A breve distanza sorge la Casèra La Varetta, 1709 m, che può offrire uno spartano riparo in caso di necessità. Acqua nei pressi.

Ora il sentiero, ottimo, taglia in quota la testata della Val Vescovà passando sotto la Cima della Scala, sopra i dirupi, poi scende ripido a zig-zag fino a un bivio dove il sentiero 514 incontra il n. 518 che giunge dal Rifugio Bianchet (vedi Variante 7).

Chi vuole continuare per il Bivacco del Màrmol deve proseguire sul sentiero n. 514 che si dirige a sud est a raggiungere, in lieve salita, il Casonét de Nerville, 1641 m, modesto ricovero di fortuna.

Dal Casonét si risale la testata della valle verso la Forcella di Nerville (che non si raggiunge) incontrando un masso con antico ricovero di pastori. Quindi si imbocca il vallone che costituisce la base della gola che scende a nord, dalla Forcella del Màrmol, fra Schiara e Pelf.

Per terrazze carsiche si entra nella gola che più in alto presenta salti di roccia non difficili e alcune lingue di neve. Si giunge infine alla Forcella del Màrmol, 2262 m, immersi in un ambiente assai severo e selvaggio. Da qui scende verso nord un orrido canalone ghiacciato che va assolutamente evitato anche se potrebbe apparire invitante.

Dalla forcella si sale leggermente a destra per roccette, seguendo la buona segnaletica e, superati alcuni piccoli colatoi, ci si dirige un po’ a sinistra a superare un caminetto. Ora siamo ad una sessantina di metri sopra la forcella e si deve seguire a sinistra una cengia attrezzata, quindi alcuni caminetti fino a vedere la segnaletica, ad un bivio, che indica la salita alla cima della Schiara.

Dal bivio (attenzione se c’è nebbia o neve) si scende in versante Belluno per roccette e erbe fin sull’orlo di una grande fenditura con neve sul fondo. Seguono tratti di roccette attrezzate con corde fisse che portano ben presto al Bivacco ficco del Màrmol “Sandro Bocco”, 2266 m (alcuni lo quotano 2280 m).

Ore 4 dal Rifugio Pian de Fontana.

 

Il Bivacco del Màrmol, di proprietà della Sezione di Dolo del CAI, è stato installato nel 1968 e dedicato a un caduto Alpino. Offre 9 posti in cuccetta; sempre aperto e incustodito; acqua nelle vicinanze, a 5 minuti in direzione della ferrata. Dalla vicina cresta est della Schiara si gode di una visione grandiosa.

 

Il bivacco offre la straordinaria possibilità di salire al mattino sulla vetta della Schiara, 2565 m, dalla quale si gode un panorama che si può definire tra i migliori delle Dolomiti. La salita impegna per 1 ora circa e presenta tratti esposti, ma alpinisticamente non difficili. Dalla vetta della Schiara si può scendere in tre modi:

1-ritornando al Bivacco del Màrmol e proseguire sul tracciato dell’Alta Via n. 1 come descritto nella dodicesima tappa;

2-scendendo dalla cima per la Ferrata Berti (cresta sud ovest) fino alla Forcella della Gusèla e al Bivacco Della Bernardina e da questo per la Ferrata Zacchi al Rifugio 7° Alpini;

3-dalla Forcella della Gusèla per il Sentiero alpinistico Sperti, il Bivacco Sperti e il Rifugio 7° Alpini;

4-dalla Forcella della Gusèla al Rifugio Bianchet.

 

 

Variante 7: Dal Rifugio Pian de Fontana al Rifugio Bianchet, alla Val Vescovà e alla Statale Agordina

 

Dal Rifugio Pian de Fontana fino al bivio dove si incontrano i sentieri n. 514 e n. 518, cioè poco prima del Casonét de Nerville, come da Undicesima tappa.

Si prende dunque il sentiero n. 518 che si stacca a destra (sud ovest), intorno alla quota 1600 m,  e scende ripido in Val Vescovà. Dapprima per erta costa boscosa, tocca poi una conca erbosa circondata dagli alti dirupi che formano la testata della valle. Passato il greto asciutto di un torrente e una zona di erbe, il sentiero si fa buono, passa nel bosco e continua sotto la diruta Casèra della Valle, 1396 metri. Infine esce su di un prato, attraversa un valloncello e in breve raggiunge il Pian dei Gatt dove sorge il Rifugio “Furio Bianchet”, 1245 metri.

 

Il Rifugio Bianchet, di proprietà Forestale, è gestito dalla Sezione di Belluno del CAI e sorge nella bella radura del Pian dei Gatt con le imponenti pareti della Schiara e la civettuola Gusèla del Vescovà a far da contorno. Aperto dal 20 giugno al 20 settembre, fa servizio di alberghetto e offre 56 posti letto, più 6 nel ricovero invernale; acqua all’interno; servizi con doccia e acqua calda; Stazione di Soccorco del CNSAS “118”; telefono rifugio .

 

Dal rifugio si prende la stradina bianca forestale, con segnaletica n. 503, che si dirige a ovest prima dolcemente, poi con vari tornanti, lungo la boscosa Val Vescovà fino a giungere sulla Statale 203 dell’Agordino all’altezza della località Pinèi, 486 metri.

Ore 4 dal Rifugio Pian de Fontana.

 

Con questa variante si conclude, in soli 11 giorni, l’avventura sull’Alta Via delle Dolomiti n. 1.

 

 

 

DODICESIMA TAPPA: Dal Bivacco del Màrmol al Rifugio 7° Alpini, Case Bortòt e Belluno

 

 

 

Dati indicativi

Dislivello: in salita 100m; in discesa 1570m fino a Casa Bortòt; 1770m fino a Bolzano Bellunese, 1900m fino a Belluno

Lunghezza: circa 9 chilometri

Tempo netto: ore 5 finoa Casa Bortòt, ore 7 fino a Belluno

Sentiero: n. 514, 503, 501

Difficoltà: EE e EEA sulla Ferrata del Màrmol

 

Dal Bivacco del Màrmol la discesa più semplice e logica per raggiungere il Rifugio 7° Alpini è quella che passa per la Ferrata del Màrmol. Come tutte le ferrate, anche questa va presa con intelligenza e assennata determinazione, specie in caso di nebbie (frequenti) o pioggia o neve, fatti che si possono verificare anche in piena estate. La ferrata, che è pur sempre un percorso in roccia che vince un dislivello di 500 metri in ambiente severo, è comunque sicura, ben tenuta e ben segnalata.

Ci pare giusto ricordare che qualche escursionista si è trovato in seria difficoltà perché, giunto nel tardo pomeriggio al bivacco e pensando che, con l’aiuto delle corde fisse, si potesse raggiungere in un batter d’occhio il sottostante rifugio, si è fatto sorprendere dalla notte e dal brutto tempo; infatti il rifugio dista dal bivacco almeno due ore e mezza, meglio metterne in conto tre, di serio impegno con condizioni ottimali.

In ogni caso la Variante 7 rimane sempre una valida e decorosa scappatoia (ma è meglio decidere prima, senza giungere fino al bivacco per poi ritornare sui propri passi).

 

Dal bivacco si volge a destra (ovest) per cengia erbosa, quindi in un canale con corda fissa a cui segue un piccolo giardino pensile. Seguendo sempre le corde fisse si scendono alcuni caminetti (scale; esposto) e si perviene a una forcelletta. Nei pressi c’è acqua in una grotta.

L’ambiente è grandioso, dominato dalle gialle pareti della Schiara.

Si evita un canalone stando sulla sinistra (est) per ghiaie e saltini attrezzati. Raggiunta una scala si va ad “atterrare” su un pendio di erbe che si discende per un po’, quindi si va a destra a incontrare tre successive scale (tratto esposto) che portano al fondo della grande gola (a inizio di stagione qui c’è ancora neve).

Percorsa una stretta cengia ci si innesta nella Ferrata Zacchi della parete sud della Schiara. Si scende per questa che è ben attrezzata dove necessario e che presenta qualche tratto esposto. Giunti in una profonda gola si trova dell’acqua e da qui si gode di una vista assai suggestiva. Infine ci si trova all’improvviso al termine della parete, proprio alla sua base, sulle erbe, a fianco del caratteristico e monumentale Portón, a quota 1780 m circa.

Dalla base, in circa mezz’ora di discesa per le pale erbose ben segnalate, si giunge al Rifugio 7° Alpini, 1502 m, con annessa Capanna Bivacco “Severino Lussato”.

Ore 3 circa dal Bivacco del Màrmol.

 

Il Rifugio 7° Alpini è stato costruito al Pis Pilón nel 1951 e riattato nel 1970-75, mentre il vicino ricovero Lussato era già in piedi nel 1967 sui resti di un’antica struttura pastorale. Di proprietà della Sezione di Belluno del CAI, offre servizio di alberghetto con 70 posti e 5 nel ricovero invernale ed è aperto dal 20 giugno al 30 settembre; acqua all’interno; servizi interno-esterno, doccia, acqua calda; illuminazione con gruppo elettrogeno; Stazione di Soccorso del CNSAS “118”; telefono rifugio .

La capanna-bivacco “Severino Lussato”, dedicata ad un alpinista bellunese caduto sulle Tofàne, serve da ricovero incustodito nei periodi di chiusura del rifugio o da eventuale dipendenza.

 

Dal Rifugio 7° Alpini si scende dal colle, detto Il Calvario o Col de le Silimandre, per la pala erbosa lungo il sentiero n. 501, a sud, fino ad entrare nella romantica e solitaria Val d’Ardo, profondamente incassata, ricca di boscaglia, dirupata, tagliata da un torrente che forma diverse cascatale smeraldine, regno del silenzio.

Giunti alla conca del Mariano, 681 m, si attraversa un ponte e si prende l’ampia mulattiera, alta sull’Ardo, che sale un po’ fino a quota 777 m, poi scende dolcemente fino a giungere alle Case Bortòt, 707 m, dove la valle si apre.

Ore 2 dal Rifugio 7° Alpini.

Ore 5 dal Bivacco del Màrmol.

 

Alle Case Bortòt c’è osteria con alloggio, telefono, possibilità di noleggiare un taxi per Belluno.

 

Chi volesse proseguire a piedi per le dolci balze verdeggianti dovrà scendere per la strada asfaltata, raggiungere il Ponte del Cargadór, 478 m, risalire alla frazione di Giòz, 525 m, quindi a quella di Conzago, 541 m, e poi scendere dolcemente fino a giungere a Bolzano Bellunese, 498 m, dove troverà possibilità di ristoro e anche di pernottamento nella quiete delle dolci colline bellunesi.

Ore ore 1 dalle Case Bortòt.

Ore 6 dal Bivacco del Màrmol.

 

 Da Bolzano Bellunese, poi, si potrà raggiungere Belluno in taxi, autostop o servizio pubblico.

Se, invece, qualcuno volesse caparbiamente proseguire ancora a piedi, dovrà seguire la strada che scende per i prati ameni fino ad entrare “trionfalmente” nella capitale delle Dolomiti, Belluno, 389 m, dove termina l’Alta Via delle Dolomiti n. 1.

 

Belluno, con il 70% di montagne dolomitiche, può definirsi “la” capitale delle Dolomiti. Città linda, luminosa, operosa, accogliente.

La parte più antica della città è impreziosita da diversi monumenti che vanno dalle vestigia preromane e romane, a quelle medioevali e rinascimentali. Il tutto ingentilito da belle piazze e vasti giardini.

La parte storica della città è facilmente visitabile in poche ore, magari proprio alla fine della lunga escursione, quando tutto appare più bello e interessante.

Da segnalare la bella Piazza del Duomo con il pregevole Palazzo dei Rettori del XV sec., ora Prefettura, verso gioiello d’arte raffinata. Quindi il Municipio in stile veneto e il duomo con il notevole campanile barocco, opera dello Juvarra, altro 68 metri e finito nel 1743 e il Museo Civico, sulla stessa piazza, che contiene interessanti memorie preromane e romane, pregevoli opere di pittori, scultori, incisori e memorie storiche bellunesi di varie epoche.

Bella anche la Piazza del Mercato, che è “il” caratteristico angolo medioevale e rinascimentale di Belluno, con tipica fontana bellunese e la vicina Porta Dojona.

La Chiesa di Santo Stefano è fra i più insigni monumenti della città, esempio di gotico italiano, finita nel 1486, con a lato il sarcofago romano di Flavio Ostilio che porta il motto “Ricordati sempre dei monti”.

Cuore della città è la grande Piazza (o Campedèl) dei Martiri dove la gente alla sera passeggia chiacchierando a lato di giardini assai curati.

 

 

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Informazioni sull’Alta Via n. 1 presso strutture turistiche e Sezioni CAI

 

Amministrazione Provinciale - Settore Turismo - Belluno

Servizio Comunicazione e Promozione

Via Psaro, 21 - 32100 Belluno - Tel.

 

Alto Adige Informazioni - Bolzano

Piazza Parrocchia, 11 - 39100 Bolzano - Tel.

 

Associazione Turistica - Dobbiaco

Via Dolomiti, 3 - 39034 Dobbiaco (BZ) - Tel.

 

Ufficio Turistico Provinciale - Cortina d’Ampezzo

Piazza San Francesco, 8 e Piazza Roma, 1- 32043 Cortina d’Ampezzo (BL) - Tel.

 

Ufficio Turistico Provinciale - San Vito di Cadore

Via Nazionale, 9 - 32046 San Vito di Cadore (BL)

 

Ufficio Turistico Provinciale - Àgordo

Via XXVII Aprile, 5/a - 32021 Àgordo (BL) - Tel.

 

Ufficio Turistico Provinciale - Feltre

Piazza Trento e Trieste, 9 - 32032 Feltre - Tel.

 

Per altre e qualsiasi eventuali informazioni sull’Alta Via n. 1, vedi Settore Turismo della Provincia di Belluno.

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Per problemi di una certa rilevanza come: prenotazioni, conferme, disdette, apertura o chiusura rifugi, reclami, ecc…, ci si potrà rivolgere, oltre ovviamente ai rispettivi gestori, anche alle Sezioni del Club Alpino Italiano proprietarie degli immobili, tenendo presente che i Soci del CAI sono dei volontari e difficilmente fanno orario d’ufficio nelle rispettive Segreterie sezionali.

Per i numeri telefonici dei rifugi e dei gestori vedi nel testo.

 

■ Sezioni del Club Alpino Italiano proprietarie di rifugi sul percorso

 

Treviso

31100 Piazza dei Signori, 4 - Tel.

per il Rifugio Biella

 

Cortina d’Ampezzo (BL)

32043 Via G. Marconi, 18a - C.P. 239

per i Rifugi Nuvolàu e Croda da Lago

 

Fiume-Venezia

30124 Venezia San Marco 2725- Tel.

per il Rifugio Città di Fiume

 

Venezia

30124 San Marco 2725 - Tel.

per i Rifugi Venezia e Coldài

 

Belluno

32100 Piazza San Giovanni Bosco, 11- Tel.

per i Rifugi Tissi, Bianchet, 7° Alpini, Capanna Lussato

 

Conegliano Veneto (TV)

31015 Via Rossigni, 2A- C.P. 54 - Tel.

per il Rifugio Vazzoler

 

Àgordo (BL)

32021 Piazzale G. Marconi, 13 - Tel.

per il Rifugio Carestiato

 

Oderzo (TV)

31046 Via Comunale di Fratta, 35 - Tel.

per il Rifugio Sommariva al Pamperét

 

Forno di Zoldo (BL)

32012 Via Roma, 70 - Tel.

per la Baita Valentino Angelini

 

Longarone (BL)

32013 Piazza IV Novembre, 1 - Tel.

per il Rifugio Pian de Fontana e Bivacco “Renzo Dal Mas”

 

Dolo (VE)

30031 Via Brusaura, C.P. 87

per il Bivacco del Màrmol “Sandro Bocco”

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